Comprendere le dinamiche che portano un vulcano a entrare in attività, studiare le eruzioni di cenere per poterle prevedere. Sono ancora vividi, soprattutto nella mente dei viaggiatori per caso o per abitudine, i ricordi dei giorni di voli bloccati e lunghe attese in aeroporto, a causa dell’eruzione del vulcano islandese Eyafjallajokull.
L’Università di Firenze, o meglio il Laboratorio di geofisica sperimentale del Dipartimento di Scienze della terra, è impegnato nel progetto internazionale PRIN 2008 chiamato "AshErupt. Studio interdisciplinare della dinamica sin-eruttiva di eruzioni di cenere", in collaborazione con le università di Cagliari, Pisa, Ginevra e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Pisa.
Nell'ambito di tale progetto, i ricercatori fiorentini sono stati coinvolti anche nel monitoraggio del vulcano Eyafjallajokull.
"In quel periodo – racconta Maurizio Ripepe, ricercatore del Dipartimento di Scienze della terra - dovevamo effettuare, nell'ambito del progetto PRIN, una sperimentazione su un vulcano in Sud America. A metà aprile però, come sappiamo, è entrato in attività il vulcano islandese e così abbiamo deciso di cambiare meta”.
“I primi di maggio – continua Ripepe - abbiamo istallato un array infrasonico, un dispositivo costituito da più sensori collegati a una distanza di circa 100 metri l'uno dall'altro”.
Lo strumento funziona come un'antenna: misura le onde di pressione prodotte nell'aria da un esplosione di qualsiasi tipo. Nel caso di un' eruzione vulcanica riesce a localizzare la sorgente e a definire il suo livello di attività, misurando le variazioni della pressione atmosferica.
“È stato istallato come un dispositivo temporaneo ma le potenzialità della struttura hanno convinto le istituzioni islandesi a proseguire il monitoraggio". E l’ateneo fiorentino, fondi permettendo, proseguirà insieme a loro.