Ambiente/ARTICOLO

Maltempo, la Toscana delle franeFagioli: "Siamo tutti a rischio"

La presidente dei geologi toscani lancia l'allarme: "Basta fare soldi sui terreni e poi metterci una pezza quando il danno è fatto"

/ Redazione
Lun 10 Febbraio, 2014
Maria Teresa Fagioli

La Lunigiana alluvionata nel novembre del 2011. Albinia e la Maremma sott'acqua nel novembre 2012. Case e scantinati che diventano piscine. Frane e smottamenti che non si contano più. A centinaia sfollati dalla case. E poi l'Arno che si ingrossa, che mette paura. Fino al crollo delle mura storiche di Volterra, venute giù come un biscotto inzuppato da troppi tuffi in acqua. La Toscana è in grave difficoltà. I cambiamenti climatici hanno moltiplicato le piogge. Le allerta-meteo sono settimanali. Di fatto la regione è in emergenza continua.

Grande la preoccupazione della presidente regionale dell'Ordine dei geologi, Maria Teresa Fagioli, che lamenta la mancanza di ascolto degli amministratori: “Da noi le norme ci sono. Le cartografie delle aree a rischio sono dettagliate. Il problema è che finchè tutto ciò verrà percepito come 'limitazioni alla libertà d’impresa', finchè chi ha l’onere di controllare, tollererà ottemperanze solo formali, siamo tutti a rischio”.

Ai geologi basta dare un'occhiata ai ciottoli di un torrente, all'inclinazione degli alberi per capire il rischio, ma “fintanto che verremo chiamati – denuncia - solo a danno avvenuto possiamo solo metterci una pezza, pezza costosa e non sempre sufficiente a prevenire il danno prossimo venturo, sempre che non si pretenda da noi, come spesso succede, solo l’ennesimo burocratico pezzo di carta timbrata”.

La presidente dei geologi toscani parla di “insediamenti idrogeologicamente insostenibili”, di decenni di provocazioni al territorio, di esercitazioni della Protezione civile. Ma è la manutenzione che manca: curare la pulizia dei fossi, degli argini, delle scoline. Secondo Fagioli la politica del territorio deve cambiare.

“Il modo più rapido, e spesso anche formalmente lecito, di far soldi – dice la presidente - è stato 'far mettere murativo' un terreno qualsiasi, moltiplicandone il valore di mercato di due ordini di grandezza o più. I geologi sono sempre stati un ostacolo a questo meccanismo e no, non sono stati ascoltati”. L'augurio ora è che l’approvazione del Consiglio dei Ministri del DDL sul consumo del suolo sia una svolta che metta un freno a un certo modo di fare politica urbanistica.