A gennaio si sono aperte sulla Toscana le mitiche cateratte del cielo. Il riferimento biblico è quasi d'obbligo visto che nel primo mese dell'anno si è scaricata sulla nostra regione il triplo della pioggia (+168%) rispetto alla media del periodo di gennaio. E non si tiene di conto delle precipitazioni violente della prima decade di febbraio. A dirlo è la Coldiretti Toscana che lancia l’allarme in una regione dove il 98% dei comuni ha parte del territorio a rischio idrogeologico. L’abbandono delle aree marginali unito alla cementificazione diffusa degli ultimi anni stanno facendo il resto.
Coldiretti riprende un’analisi dei dati Istat. Dal 1990 ad oggi sono spariti 420mila ettari di superficie agricola nella regione (-25%) con la presenza degli agricoltori che si è praticamente dimezzata nelle aree marginali (montane e collinari). Il 36% dei terreni agricoli (128mila ettari), oggi non più curati e “coltivati” dal lavoro quotidiano degli agricoltori si trova in montagna, il 22% in collina (264mila ettari).
“E’ un chiaro segnale – dice una nota di Coldiretti – di quanto sia importante la presenza dell’agricoltura nelle aree così dette svantaggiate dove la manutenzione unita alla presenza fisica degli agricoltori è un elemento imprescindibile di prevenzione e di difesa del territorio. Sono oltre 20mila le imprese che hanno lasciato la montagna dagli anni '90 per mancanza di un’opportunità economica che nel tempo è venuta meno e per un ricambio generazionale che fortunatamente, in questi ultimi anni, sembra invece dare segnali di inversione positiva".
"Con i cambiamenti climatici – chide la nota - è sempre più urgente investire nella prevenzione per una regione con migliaia di cittadini che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio soprattutto se si pensa che fra il 2001 ed il 2010 la Toscana ha speso in emergenza dell’ambiente quasi 1miliardo di euro”.