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Mano robotica: realizzare la falange Il progetto del Sant'Anna e dell'Inail

Finanziato dall'Inal e di durata triennale, si rivolge a una platea potenziale di 3600 fruitori di protesi di falange

/ Redazione
Mer 29 Gennaio, 2014
mano robot sant’anna

Realizzare la falange di un dito della mano attrezzato con sensori che restituiscano sensibilità dell'arto perduto. Questo il progetto ambizioso che nasce dalla convenzione tra l'Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e il Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, Bologna, che è una struttura di eccellenza nel campo della protesica e della riabilitazione. Il Sant’Anna metterà a disposizione la propria ricerca di valore internazionale sulle protesi della mano e sulle “interfacce bidirezionali non invasive”, che decodificano le intenzioni di movimento e i modi per stimolare il moncone dell’amputato all'esperienza tattile con la protesi. Lavoreranno al progetto dieci nuovi ricercatori.

Ampia la platea dei potenziali fruitori della protesi della falange. Secondo i dati messi a disposizione dal Ministero della Salute, sono oltre 3600 i casi di amputazione e di malformazione congenita degli arti superiori registrati in Italia. Più dell’80 per cento di questi casi riguardano la mano e le dita ed avvengono in ambito lavorativo. La mano racchiude la gran parte delle capacità sensoriali dell’uomo, oltre che la capacità di presa e manipolazione degli oggetti.

“Con questo accordo ­–dichiara il presidente dell’Inail Massimo De Felice -  l’Inail continua a frequentare  la frontiera della ricerca. La robotica potrà portare grande innovazione nella qualità delle protesi e nelle pratiche della riabilitazione. La collaborazione tra l’Istituto di Biorobotica del Sant’Anna e il Centro Protesi di Budrio garantisce una mistura eccellente tra capacità progettuali e esperienza applicativa”.

“Quella con Inail ed in particolare con il Centro Protesi di Budrio – aggiunge Paolo Dario, direttore dell’Istituto di Biorobotica- è una conoscenza che viene da lontano, iniziata trent’anni fa con il Prof. Johannes Schmidl, vero innovatore in campo protesico, poi proseguita negli anni novanta con la creazione di un centro che ha dato impulso alla ricerca in campo protesico, per giungere sino ad oggi, a questo importante progetto su cui lavoreremo ancora in partnership”.