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Meeting dei Diritti Umani: 9mila voci per la libertà

Studenti da tutta la Toscana al Mandela Forum per difendere la libertà delle idee con grandi ospiti e la conduzione di Roberto Vecchioni e Paola Maugeri

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
meeting diritti umani
Un bambino può anche aver paura del buio ma un uomo non può assolutamente avere paura della luce. Con queste parole di speranza Roberto Vecchioni ha salutato gli oltre 9mila giovani toscani che sono intervenuti questa mattina al XIV Meeting sui Diritti Umani, organizzato dalla Regione Toscana al Mandela Forum di Firenze, per ricordare l’approvazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Sono arrivati da cento scuole dell’Isola d’Elba, della Maremma, della Lunigiana, del Chianti, del Pisano e di tutto il territorio i ragazzi delle medie e superiori che sono stati i veri protagonisti della manifestazione condotta dalla giornalista Paola Maugeri e dal cantautore romano.

Ad aprire il meeting – che quest’anno è dedicato alla libertà delle idee – non poteva essere che la canzone di Giorgio Gaber “La libertà”: una parola che, come ricorda Vecchioni, in inglese, in tedesco, in francese e in italiano ha la stessa radice indoeuropea di amore, felicità e libertà: “le tre cose più belle che abbiamo”.
E per ricordare chi in tanti paesi del mondo ancora oggi non ha il diritto di esprimere la sua opinione, il Mandela Forum ha acclamato a gran voce Liu Xiaobo, il dissidente cinese che si oppone al regime a cui è stato assegnato il premio Nobel per la pace: non potrà ritirarlo perché è in carcere, condannato ad undici anni di reclusione dopo un processo durato solo due ore.

Per liberarlo Amnesty International sta raccogliendo firme in tutto il mondo: lo ha ricordato il direttore della sezione italiana dell’organizzazione, Stefano Longhini, che ha lanciato un appello ai ragazzi perché siano consapevoli che ciascuno di noi può fare qualcosa, come mettere la propria firma, un piccolo gesto che può contribuire a cambiare le cose.
Simbolo invece di quella libertà di pensiero che anche in Italia è in pericolo è Roberto Saviano: sono in molti a portare il suo esempio sul palco, come il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha ricordato ai ragazzi che “la libertà da sola non basta, ci vuole anche la giustizia, e con la giustizia il diritto al lavoro, a una retribuzione equa, alla salute, al riposo e allo svago, all’istruzione”.
“Oggi un miliardo di persone vivono in baracche e bidonville in condizioni inimmaginabili, 25mila bambini nel mondo muoiono ogni giorno per malnutrizione e un operaio dovrebbe lavorare 400 anni per guadagnare quello che spetta a un top manager dell’alta finanza – ha sottolineato Rossi – questa non è giustizia. I giovani come voi hanno il diritto di ribellarsi a tutto questo e a impegnarsi perché le cose cambino e si possa sperare nel futuro”.

Parte dal caso di Wikileaks invece il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, per spiegare ai giovani toscani che la trasparenza è il sale della vita democratica: “mettere il bavaglio a Julian Assange e al disvelamento dei “segreti” fatto da Wikileaks è una violazione del diritto di espressione del pensiero”. “Dovete conoscere i vostri diritti per poterli difendere e rivendicare – ha sottolineato Flick - basterebbe attuare i principi e i valori della nostra Costituzione, che è splendida e rappresenta, insieme alla Resistenza, un secondo Risorgimento, la base su cui radicare un patriottismo costituzionale, che vuol dire condividere i suoi valori, la democrazia l'eguaglianza la pari dignità”.

A portare la testimonianza della sua lotta per la libertà sul palco è salita la scrittrice kenyana Philo Ikonya, che adesso vive a Oslo: i ragazzi l’hanno salutata con una gigantesca ola. “Abbiamo bisogno della vostra energia per riscrivere in rosso la dichiarazione universale dei diritti umani” ha detto la scrittrice, che nel suo paese fu picchiata dalla polizia solo per aver protestato contro la povertà che uccide 10 milioni di kenyoti.
Si è rifugiato a Oslo anche il poeta Mansur Rajih, che per le sue idee ha scontato 15 anni di carcere in Yemen: quando è arrivato in Norvegia pesava appena 36 chili.

I due scrittori sono stati aiutati dalla rete Icorn di cui anche la Toscana fa parte dal 1999, prima regione italiana ad aderire all’iniziativa e a proporsi come terra di rifugio per scrittori ed intellettuali vittime di persecuzioni nel mondo. Negli ultimi cinque anni sono stati tre gli artisti e intellettuali ospitati: a Grosseto e a Chiusi. Dal 2000 al 2005 avevano trovato rifugio in altri sette: a Grosseto ancora, a Certaldo e a Pontedera.

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