Enogastronomia/ARTICOLO

Megastore Made in Tuscany Bontà a km zero a Pisa

Eccellenza e qualità dalla filiera toscana

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
formaggio pecorino
Il pane a km zero realizzato con farine derivanti da lavorazioni a basso impatto ambientale, la mozzarella e lo yogurt prodotti con il latte bovino dell’azienda agricola dell’Università di Pisa, la pasta “fresca” dei coltivatori toscani e persino l’acqua (naturale e minerale) certificata: sono alcuni dei prodotti “chiave” del progetto multi-filiera che coinvolgerà una sessantina di aziende agricole della Provincia di Pisa, Livorno, Siena e Firenze che conferiranno non solo materie prime, ma anche prodotti semi-lavorati se non addirittura finiti. Gli agricoltori questa volta fanno sul serio e puntano a chiudere la filiera, garantire etichette trasparenti, chiare ed evidenti, e soprattutto a commercializzare, all’interno dei due punti di previsti dal progetto finanziato dal Piano Integrato diFiliera della Regione Toscana, prodotti certificati di filiera Toscana. Nei due punti di commercializzazione, veri e propri mega store del Made in Tuscany, che nasceranno all’interno del Consorzio Agrario di Pisa che nel frattempo sta allestendo un mega forno dove saranno “cotti” 4 quintali di pane al giorno, e del Caseificio Busti a Fauglia, si potranno acquistare una gamma vastissima di prodotti a filiera certificata ed ancora più importante, toscani al 100%: dai salumi a naturalmente ai formaggi, dall’olio al vino, dagli arachidi ai legumi, dalla pasta al pane, dal miele alle confetture, dalle carni bovine da coltura biologica e carne ovina, dagli insaccati suini da allevamenti toscani ai ceci, ortofrutta, farro, pinoli, uova, peperoncini, erbe aromatiche, aceto fino a linee di prodotto che nasceranno sulla scia dei Pif come appunto il pane, la mozzarella, lo yogurt e la pasta fresca.
Le imprese agricole diventano così finalmente assolute protagoniste e responsabili del proprio destino (e del proprio futuro): produrranno, conferiranno, distribuiranno e venderanno i prodotti Made in Tuscany direttamente attraverso i due punti vendita a ristoranti, alberghi, in particolare agriturismi che da un paio di anni devono garantire menu toscani ai loro ospiti (legge 30/03) e privati-consumatori. La filiera non solo sarà dal produttore al consumatore, ma si accorcerà di almeno un paio di passaggi che gravano fino al 20% sul prodotto che finisce negli scaffali. Il collegamento tra i produttori e le piattaforme di commercializzazioni sarà immediato e diretto. “Questa volta chiudiamo la filiera sul serio e garantiremo la tracciabilità di tutti i prodotti” – annuncia Fabrizio Filippi, presidente Provinciale Coldiretti.

L’organizzazione agricola è uno maggiori sostenitori del progetto “Filiera Toscana”, al momento unico esempio nel suo genere nel panorama regionale, che produrrà investimenti per oltre 1 milione 700 mila euro a fronte di un contributo regionale di oltre 800 mila euro previsti appunto dai Piani Integrati di Filiera. L’effetto moltiplicatore del contributo si ripercuoterà su tutta la filiera e su molti dei suoi protagonisti che per garantire prodotti certificati sono stati stimolati a realizzare investimenti coerenti al raggiungimento degli obiettivi finali e dall’altro ad assicurare il conferimento di una quota di prodotto tale da soddisfare le richieste. “Attraverso gli accordi di filiera abbiamo messo insieme tutti gli attori della filiera: aziende agricole, produttori, trasformatori, punti vendita e potenziali clienti che hanno giàfirmato un accordo per utilizzarli. In questo modo stabilizzeremo e garantiremo reddito delle imprese agricole, abbatteremo i costi, ridurremo le intermediazioni e al contempo daremo garanzie di un paniere la cui filiera è tracciata dall’inizio alla fine”. I primi effetti tangibili si dovrebbero già vedere la prossima primavera con l’inaugurazione del punto vendita al Caseificio Busti: I Pif – spiega l’agronomo Luca Balleri che ha seguito e segue il progetto passo dopo passo – mettono in moto meccanismi virtuosi di innovazione e di rinnovamento dei processi di produzione. Sono interessate e sono state coinvolte la filiera cerealicola, lattiero-casearia, zootecnia, apistica, olivicola e vitivinicola”.

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