Sono uno dei peggiori rischi per le zone che escono da un conflitto. Continuano a mietere vittime anche per decenni dopo la fine delle ostilità. Parliamo delle mine antiuomo, una minaccia costante per le popolazioni civili. Per individuarle in sicurezza e sminare i territori dal pericolo rappresentato dagli ordigni, la NATO ha deciso di avviare una partnership col gruppo di ricerca dell’Università di Firenze specializzato nello sviluppo di robot dotati di radar olografici e sensori per il rilievo del terreno. Il gruppo è coordinato da Lorenzo Capineri, che guiderà il programma internazionale Holographic and Impulse Subsurface Radar for Landmine and IED Detection.
“Il nostro gruppo di ricerca lavora da oltre 15 anni a tecnologie elettroniche applicate allo sminamento umanitario – spiega Capineri, associato di Elettronica e responsabile scientifico del progetto –, l’obiettivo è realizzare radar olografici in grado di ottenere immagini ad alta risoluzione di oggetti sotterrati, rilevandone in modo veloce e accurato dimensioni e forma”.
I radar saranno montati su robot che, oltre a eliminare i rischi all’incolumità degli operatori addetti allo sminamento, riescono a lavorare in condizioni ambientali complesse e con maggiore produttività. “Per esempio, uno degli scenari nei quali potranno essere impiegati tali scanner robotizzati è quello della Colombia – continua Capineri – dove, dopo la fine della guerra tra il Governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC), rimangono attivi ordigni rudimentali di vetro e plastica e varie sostanze di innesco, che richiederanno tecnologie sempre più sofisticate”.
Il progetto si sviluppa nell’ambito del programma internazionale e ha preso avvio con un incontro tecnico al Dipartimento di Ingegneria dell’informazione, al quale hanno partecipato, fra gli altri, il direttore del Dipartimento Enrico Del Re, il delegato NATO Deniz Beten, il coordinatore del team partner americano Tim Bechtel e il coordinatore di quello ucraino Gennadiy Pochanin.