Cultura/ARTICOLO

Montalbano tra arte e storia Ecco la "mappa di tesori"

Le bellezze locali raccontate dai cittadini

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Villa Medicea di Poggio a Caiano (Prato)
Sono oltre 350 i piccoli e grandi tesori di storia, natura, arte, architettura segnalati dagli abitanti di Carmignano e Poggio a Caiano per la ricerca condotta dall'Arci di Prato nell’ambito del progetto “Mappe dei cittadini”, ideato e promosso dalla Provincia di Prato per migliorare la conoscenza del territorio attraverso la raccolta delle testimonianze di chi lo vive.

“Questo progetto ci sta particolarmente a cuore perché racchiude un grande valore storico, architettonico e culturale – ha sottolineato l'assessore al Territorio Alessio Beltrame – Racconta la storia di luoghi e persone conservandone la memoria. E su questa preziosa memoria abbiamo costruito una banca dati che metteremo a disposizione dei cittadini”. “Il libro sarà presentato prestissimo sul territorio, in particolare nei circoli dove sono state fatte le interviste in modo che la memoria 'ritrovata' diventi patrimonio della comunità – aggiunge Barni – Si tratta di uno strumento di buona politica, perché coinvolge i cittadini e interagisce con la comunità”.

I curatori del progetto hanno voluto ringraziare le tante persone che hanno messo a disposizione le proprie conoscenze e ricordi. “Alcuni purtroppo non ci sono già più, comprensibilmente questo tipo di ricerca si avvale soprattutto di persone anziane – ha detto Paola Donatucci – Ma senza il loro prezioso aiuto questo libro non sarebbe mai nato”. La pubblicazione si avvale di un ricco patrimonio fotografico.

Presto la banca dati sarà accessibile anche on line, attraverso il portale CERCO della Provincia che sarà presentato prossimamente. I luoghi delle “Mappe dei cittadini” sono antichi mulini, fornaci, ville, fattorie, coloniche, frantoi, chiesette, oratori, tabernacoli sparsi tra le campagne del Montalbano, alcuni ormai ridotti a ruderi come la chiesetta di Santo Stefano alle Busche, in riva all'Arno a Poggio alla Malva. Luoghi che raccontano il vecchio mondo rurale o la guerra, ma anche leggende, 'paure', antichi mestieri ormai perduti, ma che hanno lasciato segni sul territorio e nella memoria. Come i cavatori di pietra e gli scalpellini di Comeana e Poggio alla Malva, i renaioli dell'Ombrone, i fornaciai che cuocevano mattoni usando le argille dei campi e le sabbie dei fiumi, i boscaioli di Bacchereto che salivano la notte sui crinali del Montalbano e dei quali resta memoria in un monumento nella piazza del paese e tracce nei toponimi come “Barche”, (piccola frazione sulla via Baccheretana che si dice debba il nome alle barche di legname che lì si facevano e che i barrocciai caricavano per venderle ai forni, fino a Firenze.

Dalla ricerca emerge il mosaico di un mondo che poggia su una storia antichissima
, dagli etruschi alle guerre medievali, dai Medici che fecero di questo territorio una riserva di caccia racchiusa da un muro lungo più di 50 km, ai Lorena, ai Re d'Italia che abitarono la Villa del Poggio. Ma soprattutto di un mondo cambiato rapidamente, nel dopoguerra soprattutto, con la forte urbanizzazione a Poggio a Caiano, che ha trasformato profondamente il territorio, e nel Carmignanese con l'abbandono delle campagne e dei vecchi mestieri, per andare a lavorare nella Prato del boom dell'industria. Nei ricordi degli anziani è ancora vivo il mondo mezzadrile, con i fattori, i “padroni” che abitavano le ville o ci venivano d'estate, molti da Firenze: i Michon Pecori della Villa di Calavria, detti “Contini”, e “la Lepri” della Fattoria Le Farnete a Comeana.

A Carmignano i Niccolini che fecero costruire la stazione per trasportare il vino da vendere lontano ma poi persero tutto, ad Artimino la Contessa Maraini che fece realizzare un giardino a Prato Rosello dove andava in carrozza e ogni anno invitava a un pranzo in villa i suoi oltre 60 mezzadri. E poi i Contini Bonacossi, tuttora proprietari di Capezzana, che all'inizio del secolo scorso comprarono la Tenuta insieme a quelle di Trefiano e del Poggetto creando una grande proprietà di oltre 120 poderi con le case tutte dipinte di rosso. E poi i luoghi in cui si andava per le feste. Per l'Ascensione per esempio da Poggio alla Malva e Artimino si saliva a Prato Rosello, invece dal Poggio e dal Poggetto in bicicletta o a piedi fino al Cerretino, la villa fortificata legata a Bianca Cappello, amante e poi moglie di Francesco I de' Medici, che morì qui insieme al suo amato dopo una cena nella Villa Ambra di Poggio.

Le fonti, le sorgenti, i lavatoi, i fiumi, le pescaie. L'Ombrone per gli abitanti di Poggio, che ci ricavavano anche il pesce per sbarcare il lunario, la Furba, l'Erzana e i loro tanti affluenti per i Carmignanesi. Luoghi oggi in gran parte abbandonati, difficilmente raggiungibili, rimangiati dalla vegetazione e dal bosco, “scuri” e solitari, come un tempo lo erano quelli dove si diceva ci fossero le “paure”: le “tre buche” alle Fornaci di Poggio, Trefiano, il chiesino di Capezzana, il tratto di strada tra i due ponti salendo a Bacchereto e molti altri. Luoghi, persone, ricordi, leggende raccolti in un libro che è frutto del racconto di tante persone che hanno accettato di condividere le loro conoscenze. Il progetto continua con la mappatura dei territori di Prato e Montemurlo, già in gran parte realizzata, anche grazie al lavoro di quattro volontari in servizio civile.