La località di Montereggi, dal latino Mons Regis – qui il re barbaro Rodagaisio venne battuto dalle truppe del generale Stilicone nel 406 - è nota ai villeggianti italiani e stranieri non solo per la bellezza dei luoghi, ma anche per i numerosi agriturismi, che permettono di muoversi senza difficoltà tra le colline fiesolane e Firenze. L’area, oltre ad essere incorniciata da una splendida campagna di viti e olivi, è ricca di testimonianze storiche, a partire dall’antica chiesa romanica di Sant’Ilario, forse la più antica dell’intera diocesi, che in età moderna riunì tutti i popoli dell’Alta Valle. Essa nota fin da IX secolo fu a lungo sotto il patronato della famiglia de Baldovinetti, che fecero erigere lo splendido ciborio che si trova a lato dell’altare maggiore, scolpito con motivi vegetali e con il blasone della famiglia. Tra le opere d’arte conservate dentro all’edificio c’è la grande tavola cinquecentesca di Alessandro Fei, conosciuto come “il Barbiere”, che raffigura la Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Anna, pittura di chiara scuola ghirlandesca. Un altro edificio di interesse storico è la villa conosciuta come Il Leccio in località Saletta. Come molte altre ville del territorio fiorentino essa si è sviluppata intorno ad un’antica torre di avvistamento. Perse nel tempo le sue prerogative di carattere militare, il complesso si è trasformato in una grande villa padronale, proprietà dei Rucellai, dei Giuntini e poi dei francesi Amphoux. Nel Novecento gli Alinari acquistarono il complesso avviando importanti opere di ristrutturazione, che restituirono alla villa i magnifici affreschi settecenteschi e i soffitti a cassettone, coperti da maldestri interventi del XIX Secolo. Sempre in località Saletta – dal longobardo “ sala” , che era la struttura organizzativa della piccola proprietà terriera creata durante le prime fasi del Regno in Italia – si trova l’antica chiesa di Santa Margherita che serviva appunto gli abitanti della fattoria. Su di essa avevano esercitato il loro patronato i Caponsacchi, famiglia ghibellina di Fiesole che avrebbe cambiato il suo nome in Salviati prima di stabilirsi a Firenze. Nel Settecento la chiesa fu sede della congrega detta del Carmine che si occupava “dell’esercizio della buona morte”, ed era intitolata al patrono San Giuseppe .La chiesa, che in epoca moderna è stata ristrutturata in stile neoromanico, ha un portico sulla facciata con bozze di pietra a vista, ingentilito da un giardinetto. L'interno, oltre a conservare un tabernacolo di Andrea Della Robbia degli inizi del Cinquecento, è decorato con pitture murali, che risalgono al 1978 e sono opera del parroco Leonardo Margiacchi, che volle disegnare sulle mura della chiesa alcune scene bibliche di particolare impatto emotivo e visivo. Santa Margherita conserva anche altre opere di arte moderna come il Cristo Deposto del pittore veneto Giovanni Bassan.
Cultura/ARTICOLO
Montereggi e le bellezze dell’Alta Valle fiesolana
Una località immersa nel verde, con molte testimonianze storico-architettoniche
