Dopo sei anni di restauro, sabato 6 dicembre riapre all'ex convento trecentesco di San Lodovico, il Museo paleontologico di Montevarchi (Arezzo). All'interno del museo ci sarà anche un laboratorio di restauro, che permetterà di monitorare lo stato di conservazione del materiale e di intervenire tempestivamente, ma anche di svolgere attività didattiche per bambini per lo sviluppo della manualità o corsi di formazione per adulti.
Il museo custodisce una raccolta europea di fossili, tutti estratti dal territorio del Valdarno. Sono circa 2600 reperti e fra essi si distinguono fossili vegetali, come le noci di Juglans tephrodes e le foglie di Platanus aceroides e una ricca collezione di fossili animali, provenienti quasi esclusivamente dal Valdarno Superiore e di età compresa fra il Pliocene superiore e il Pleistocene inferiore.
Tra gli esemplari più interessanti del museo c'è un gigantesco scheletro di elefante quasi completo con enormi difese della lunghezza di 320 cm., Mammuthus meridionalis, popolarmente noto come "Gastone l'elefantone", il cranio della "Tigre dai denti a sciabola", Homotherium crenatidens, chiamata così a causa delle dimensioni dei canini superiori, i crani di Hystrix etrusca, ed il cranio del Canis etruscu , il "Tipo", cioè il primo che ha dato origine ad una nuova specie. Dopo il restauro, gli apparati didattici e la multimedialità permetteranno di proporre una didattica archeologica innovativa e capace di approfondire tematiche di vita quotidiana antica.
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