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Musica Automata: concerto per un’orchestra di robot

Su Kickstarter è partita la campagna di finanziamento per produrre il progetto del compositore fiorentino Leonardo Barbadoro, conosciuto anche come Koolmorf Widesen

/ Costanza Baldini
Ven 22 Giugno, 2018

Musica Automata’ è il nome del nuovo progetto di Leonardo Barbadoro compositore e producer fiorentino conosciuto anche sotto il nome Koolmorf Widesen. Si tratta di un album scritto per un'orchestra costituita interamente da robots che fanno parte della Logos Foundation di Gent in Belgio. Musica Automata non è una semplice composizione musicale ma una vera e propria esperienza multisensoriale, durante la quale lo spettatore potrà sentire e osservare i robots, e trovare la correlazione tra il movimento dello 'strumento-robot' ed il suono. Il progetto verrà finanziato sul sito Kickstarter fino al 18 Luglio, dove sarà possibile acquistare l’album in vinile, CD e digital download. Sarà anche disponibile il biglietto per un concerto esclusivo con l’orchestra di robots. Ecco la nostra intervista a Leonardo Barbadoro.

Ciao Leonardo, Musica Automata è il progetto di un album scritto per un’orchestra di robot. Questi robot si trovano alla Logos Foundation a Gent in Belgio. Come e quando sei entrato in contatto con questa fondazione?
Ho conosciuto la Logos Foundation tanti anni fa quando ero a Gent a suonare, credo nel 2011. Nel  2014 mi sono deciso a contattarli per fare una residenza presso di loro e cominciare a usare i robot. La fondazione esiste dalla fine degli anni ’60 e costruiscono automi da circa 15 anni, sono strumenti acustici veri e propri però controllati via MIDI, cioè digitalmente. Hanno la più grande orchestra di robot al mondo, sono più di 50.

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Come stai componendo il tuo disco? Hai scelto prima i robot e poi hai scritto la musica o viceversa?
La prima volta sono stato a Gent per capire come funzionavano i robot e come lavorarci a distanza perché non potevo passare mesi interi da loro. Quando scrivi musica per un pianoforte puoi immaginarti come suonerà, ma per alcuni strumenti inusuali che hanno alcuni controlli particolari è difficile scrivere a distanza. Nel caso del pianoforte come variabili hai solo la pressione sui tasti, altri strumenti hanno tantissimi parametri diversi e va tutto scritto su un computer, quindi non avendo un feedback diretto non era così semplice. Nella prima composizione che ho registrato, che dura 10 minuti, ho usato 19 robot. Ma nell’album ne utilizzerò molti altri, non so ancora quanti.

Quanto tempo ci vorrà per finire il disco?
La spedizione del cd e dei vinili è prevista per febbraio, quindi se la campagna va bene in sei, sette mesi dovrei farcela.

I brani che stai scrivendo come ce li potresti descrivere?
È un tipo di musica particolare, con i robot puoi fare cose che non sono possibili per un performer umano. È un modo di far suonare questi strumenti nuovo.

Quando penso a un robot mi vengono in mente i libri di Isaac Asimov o Philip K Dick, mi incuriosisce molto il tuo progetto.
Nei casi che mi citi si tratta di intelligenza artificiale, nel mio progetto invece si tratta di un semplice tramite tra il compositore e lo strumento, un’estensione delle nostre possibilità fisiche delle nostre dita. Non sono neanche interpreti, è il compositore che diventa lui stesso interprete perché deve dire alle macchine esattamente cosa fare.

Che cosa ti affascina così tanto del fatto di far suonare dei robot?
Il fatto che sono strumenti acustici veri e propri, li senti e li vedi suonare in uno spazio vero, non sono dei campioni di una libreria dentro a un computer. Il suono è sempre leggermente diverso, mentre uno strumento digitale ti ripete sempre la stessa nota tale e quale. I robot sono strumenti veri e propri ma sorpassano i limiti di un performer umano, puoi dirgli in ogni dettaglio cosa fare. Il pianoforte ha 88 tasti e l’essere umano ha dieci dita. Di solito sei obbligato a comporre in base ai passaggi che l’essere umano può fare, con i robot puoi sorpassare questi limiti. Poi quando componi devi anche trovare un bravo musicista che sappia ben interpretare la tua musica. Il musicista può aggiungere qualcosa,nel mio caso sono io stesso il performer e l’esecuzione è la più fedele che si può avere.

Pensi che ti spingerai allora nella direzione di provare a valicare questi limiti?
Cercherò di fare questo, ma questo non vuole essere neanche l’unica motivazione del mio lavoro, perché sarebbe troppo facile stupire con ‘fuochi artificiali’ a 200 bpm, diventerebbe un po’ fine a se stesso, come gli assoli nella musica rock, una sterile forma di esibizionismo. Io vorrei anche rompere il pregiudizio che i robot fanno musica ‘meccanica’, un po’ legata all’immaginario stile Kraftwerk per intendersi, musica robotica. In realtà sta a me che scrivo scrivere musica che comunichi qualcosa. Sicuramente uno degli obiettivi è ottenere qualcosa che è impossibile realizzare con un performer umano, ma vorrei anche dimostrare che sta a chi scrive la musica per questi robot dargli un’espressività di un certo tipo.

Per sostenere il progetto su Kickstarter: https://kck.st/2wWMQgQ