La Regione Toscana impugnerà di fronte alla Corte Costituzionale le ultime norme del governo sulla liberalizzazione del commercio. "La liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture è solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Un minimo di regole è utile anche alla concorrenza. Tutto questo mentre bisognerebbe invece rilanciare il piccolo commercio per fini sociali, di sicurezza, vivibilità e di identità". E' il parere del presidente Enrico Rossi espresso nel commentare la decisione presa dalla giunta. "Non è il consumismo la risposta giusta alla crisi - afferma Rossi - mi pare solo un insulto alla nostra identità culturale, alle nostre tradizioni e alla nostra storia. Ci aspettiamo che anche la Chiesa faccia sentire la sua voce. Si costringerà chi lavora nei negozi a gestione familiare ad essere incatenato al banco, con la saracinesca alzata giorno e notte, senza pause per 365 giorni all'anno. Dove finiscono la persona, la sua vita privata, i suoi diritti?". "Ho anche forti dubbi - conclude Rossi - sul reale interesse della grande distribuzione. Infatti se si escludono alcune situazioni particolari, di grandi catene nelle grandi città d'arte, penso che in generale le maggiori aperture e gli orari più lunghi finiranno per rappresentare solo un ulteriore costo che andrà a pesare sul prezzo dei prodotti, quindi sui consumatori. Il governo farà bene a ripensarci e presto. Non sono queste le liberalizzazioni che ci aspettiamo".
"Chiariamo così - ai comuni e agli operatori del settore - i rapporti che intercorrono tra normativa statale e regionale in materia di orari, sottolineando l'applicabilità della norma regionale rispetto a quella nazionale", sottolinea l'assessore al commercio Cristina Scaletti. La norma regionale approvata il 27 dicembre scorso è entrata in vigore successivamente a quella nazionale, e pertanto trovano piena applicazione le disposizioni contenute in una materia che il Titolo V della Costituzione stabilisce di piena competenza delle Regioni, come più volte ribadito dalla stessa Corte Costituzionale.
Commenti positivi di Confcommercio e Confesercenti della Toscana per la posizione assunta dalla Regione Toscana. In una nota Confcommercio spiega che la "Regione taglia la testa al toro: basta caos sulle aperture selvagge in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla competenza fra Regioni e Stato sulle aperture domenicali e festive dei negozi. La Regione ha fatto un ulteriore passo importante in coerenza con la normativa recentemente approvata che va a modificare gli articoli 80 ne 81 del Codice del Commercio. Il caos generalizzato e una apertura selvaggia non serve al settore commerciale tanto meno al rilancio dei consumi, altre sono le strade da seguire prima fra tutte aumentare il potere di acquisto delle famiglie". Confesercenti esprime "soddisfazione ulteriore per la conferma del ricorso alla Corte Costituzionale" e il presidente dell'associazione, Massimo Vivoli si rivolge ai sindaci sostenendo che "dovrebbero essere i primi a ribellarsi a questo esproprio di competenze" e invitandoli ad attivare "un dialogo immediato con le categorie, soprattutto in questo momento di crisi micidiale per la piccola e media impresa".
“L’effetto di questa diatriba, accompagnata dalla riduzione dei consumi già verificata pesantemente a Natale – conclude Vivoli “mette a rischio oltre 1.500 negozi di vicinato, con circa 6.400 dipendenti. Pensare che un’apertura selvaggia di queste attività aumenti consumi e l’occupazione e una vera e propria miopia”.