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Nel nome del Parco: Tozzi racconta tre anni nell'Arcipelago toscano

Nel suo libro appena uscito il presidente del Parco nazionale fa il punto sulla situazione

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Nel nome del parco
Tre anni di presidenza del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano: tre anni di lotte per la tutela dell’ambiente, tra la diffidenza degli autoctoni e la necessità di trovare una terza via per il turismo sostenibile, che rispetti la natura e vada oltre l’assalto agostano alle spiagge. Tutto questo lo racconta nel suo libro "Nel nome del Parco" (Effequ) Mario Tozzi, geologo e ricercatore del Cnr, a capo del Parco dalla fine del 2007, noto per i suoi scontri con gli isolani , che spesso non hanno visto di buon occhio il lavoro dell’istituzione.

Con uno stile sarcastico, Tozzi racconta l’impresa di calarsi in una realtà così peculiare, dove l’ “elbanità” è un valore assoluto e chi viene da fuori è visto con una certa diffidenza, tanto più quando tenta di dare un ruolo vero e attivo a un ente che per molto tempo era rimasto fermo.
L’Arcipelago toscano è un paradiso in terra, tra vegetazione lussureggiante e mare cristallino, dove ancora oggi capita di avvistare specie rare: come la foca monaca che nell’estate del 2009 fu fotografata all’isola del Giglio. Eppure questo Eden si trova di fronte a un bivio che deciderà il suo futuro: optare per un turismo più sostenibile, spalmato in tutti i mesi dell’anno e non solo in alta stagione, valorizzando oltre al mare anche le ricchezze dell’entroterra, e puntando sulle Aree marine protette è per Tozzi l’unica strada che salverà la sua bellezza.

Dopo tre anni di incontri e scontri con gli elbani, il Parco è oggi più accettato dalla gente, l’ambiente è protetto e, fra mille difficoltà, il turismo tiene. Inoltre il Parco ha destinato risorse come nessun altro organo dello Stato e, pure in periodo di vacche magre, riesce ancora a porre rimedio a guasti provocati da altri, come i cinghiali ridotti a numeri più sopportabili, o le isole riaperte al turismo di qualità.
Tre anni che Tozzi riassume così: “Un’esperienza fondamentale di vita e la possibilità di imparare laddove sembrava ci fosse solo da insegnare”.