Della Toscana taroccano tutto, figuriamoci se non ci provano anche con uno dei suoi prodotti simbolo per eccellenza e tra i più conosciuti nel mondo: l’olio. Si chiama Toscoro, evidente il richiamo alla Toscanità, come all’Oro (troppo evidente ed ingannevole proprio per questo), uno dei tarocchi più clamorosi scovati in Francia ma imbottigliato nell’aretino che scimmiotta, senza avere parenti nemmeno lontani e nemmeno senza troppo vergognarsi, l’olio toscano. Ma gli esempi, come dimostrano le operazioni condotte dai Nas in questi giorni, si sprecano. Insieme all’olio c’è il vino nella hit parade degli inganni a tavola (il Chianti in primis), e poi chissà quale altro prodotto che nel mondo migliaia di consumatori acquistano convinti che sia in qualche bell’azienda del fiorentino o della Val d’Orcia a produrlo. Dentro la bottiglia, una volta consumata, resta solo l’inganno. Un danno economico difficile da quantificare, un inganno dagli effetti incalcolabili per il brand Made in Tuscany che sta sugli scaffali di mezzo mondo senza nemmeno saperlo: c’è chi spaccia prodotto toscano quello che di toscano ha, forse, solo il richiamo subdolo e sfuggevole sull’etichetta.
Lo sa bene Fabrizio Filippi, Presidente del Consorzio dell’Olio Toscano Igp appena confermato per altri 3 anni alla guida del più grande consorzio di tutela dell’olio italiano con oltre 1 mila soci tra cui figurano produttori illustri come Oliviero Toscani e Cesara Buonamici, e 7 milioni di piante “certificate” Igp. Una battaglia, quella dell’origine e dell’identità toscana, che il Consorzio Toscano Olio Igp mette in pole position anche per il prossimo triennio con un’azione di tutela “porta a porta” puntando forte anche sulla valorizzazione delle varietà zonali come il Montalbano per citare un caso, e sul rafforzamento del marchio attraverso link con l’alta ristorazione. Sullo sfondo c’è una stagione negativa da archiviare “ed una che ci aspetta sui cui è prematuro fare previsioni, almeno per ora – spiega Filippi – certo è che le anomalie climatiche, siccità, piogge abbondanti, destabilizzano i cicli produttivi. Un’altra stagione come quella passata con perdite di prodotto tra il 40% ed il 50% sarebbero devastanti”.
Se la produzione è crollata per effetto delle pazze condizioni meteo, dall’altro c’è un tessuto di imprese che ha voglia di giocare a carte scoperte per rivendicare la qualità di prodotto ed un marchio, il Made in Tuscany, che bisogna meritare: “470 nuovi iscritti nel 2011 – analizza Filippi – rappresentano un segnale molto importante per il mercato nel futuro. Significa che i produttori toscani investono, ed investiranno, sulla qualità certificata del prodotto. Hanno compreso che la strada, l’unica per distinguersi, per contrastare la crisi, è differenziare il prodotto da tutti gli altri. Le prospettive, per i produttori Igp, sono interessanti”.
E sui tanti, troppo tarocchi spiega: “Bene i controlli sull’origine – commenta la notizia del blitz dei Nas in Toscana (Emilia e Lazio) – sono importanti per tutelare laproduzione toscana da una concorrenza sleale che banalizza il prezzo e mortifica il lavoro di tante aziende”. In Toscana, stando alle proiezioni presentate durante l’assemblea che ha eletto il nuovo consiglio di amministrazione, c’è un 40% circa di olio prodotto non certificato che ha tutte le caratteristiche per diventarlo: “al momento – analizza Filippi – il 20% dell’olio prodotto in Toscana è Igp. Potenzialmente più della metà dell’olio prodotto complessivamente in Toscana potrebbe avere le caratteristiche per meritarsi il marchio”. A conferma che non necessariamente servono i numeri per produrre Igp il dato relativo alla dimensione delle aziende che certificano: “Le imprese che certificano da 1 chilogrammo a 3 quintali – spiega ancora – quindi, piccole aziende, sono in crescita. Si punta al prodotto di nicchia, esclusivo, destinato magari alla ristorazione”.
E proprio la ristorazione, il collegamento con i grandi chef e i ristoranti, l’altro canale che il Consorzio di Tutela intende “sfruttare” per azionare una serie di meccanismi virtuosi in grado di alimentare la qualità del prodotto e l’identità delle produzioni. “Ci sono ampi margini di crescita per l’Igp in Italia – conclude Filippi – il nostro obiettivo è alimentare il valore che sta dentro ogni bottiglia. Vogliamo vendere, insieme ad olio eccellente, la Toscanità del prodotto. Quella nessuno può copiarcela. E’ da qui che ripartiamo”.
Enogastronomia/ARTICOLO
Olio, mai più "toscano tarocco"
Fabrizio Filippi, presidente del Consozio Tutela Olio toscano IGP: " “Origine e toscanità per portarci fuori dalla crisi”

OLIO OLIVA