Cultura/ARTICOLO

Palazzo Fabroni

A Pistoia un museo per riflettere sull'arte

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
PALAZZO-FABRONI-logo
DA CASA-TORRE A RESIDENZA NOBILIARE A EDIFICIO PUBBLICO
La trasformazione dell’antico edificio, che si attesta su via Sant’Andrea dirimpetto alla pieve romanica con il pulpito di Giovanni Pisano, è stata lunga e travagliata e i segni del tempo e le tracce degli usi impropri sono ancora leggibili nella compagine architettonica, senza che per loro causa il palazzo risulti meno pregevole e suggestivo.
Il nucleo più antico, il palagio, appartenuto intorno alla metà del Trecento alla nobile famiglia pistoiese dei Dondori, era costituito da una tipica casa-torre, il cui orto confinava sul retro con le mura della seconda cerchia della città. All’inizio del XVII secolo i Fabroni, già proprietari di altre casa nella zona, acquistarono la dimora dei Dondori e alla metà del secolo successivo (1748-1769), per volere di Atto Fabroni, tutti i nuclei abitativi ancora separati furono riuniti in una ristrutturazione complessiva che conferì al palazzo l’aspetto attuale, con la nuova facciata elegante e scenografica, caratteristica per il suo andamento curvilineo. I Fabroni, proprietari anche della villa e della fattoria di Celle, sede attualmente della prestigiosa collezione di arte ambientale, mantennero la dimora cittadina, fornita di una ricca galleria di quadri e di una notevole biblioteca, fino al 1842.
Divenuto proprietà della Comunità civica di Pistoia nel 1861, il palazzo, destinato nel corso degli anni ad usi incongrui, fu variamente ristrutturato e trasformato nella distribuzione interna degli spazi. Sede prima della Sottoprefettura e dal 1928 al 1945 della Federazione del Partito fascista, venne poi usato come scuola media statale. Il lungo restauro, a cura dell’ufficio tecnico del Comune, ha liberato la struttura architettonica dalle modifiche e superfetazioni otto-novecentesche ed ha riportato in luce elementi preesistenti delle case-torri trecentesche, delle quali alcune parti sono visibili nel salone del piano nobile.

CENTRO DI ARTI VISIVE CONTEMPORANEE
La storia recente del palazzo, al termine degli interventi di recupero, inizia con la scelta da parte dell’Amministrazione (1990-1993) di destinare il primo e secondo piano allo svolgimento di attività espositive di arte contemporanea.
Dopo le prime tre mostre dedicate rispettivamente a Fernando Melani (1990), a Gianni Ruffi (1990) e a Umberto Buscioni (1992) e, occasionalmente, ad un grande architetto paesaggista quale Roberto Burle-Max (1991), nel 1993 ha avuto inizio un’attività con una programmazione coerente curata da Bruno Corà, che ha visto nel corso degli anni succedersi una serie di mostre personali e tematiche su protagonisti dell’arte italiana, attivi negli anni Sessanta e ormai affermati in campo internazionale. L’intento critico del progetto è stato quello di ricondurre l’attenzione sulla specificità del loro lavoro artistico e di sottolinearne la comune volontà di azzeramento linguistico e la capacità di riformulazione, con le più diverse valenze, nella pittura e nella scultura. Il progetto è iniziato con la mostra di Jannis Kounellis. Esposizione di paesaggi invernali. Hanno seguito: Renato Ranaldi (1994); Luciano Fabro: Fabroniopera (1994-1995); Oltreluogo. Bassiri, Garutti, Messina, Nunzio, Pirri, Tirelli (1995); Michelagelo Pistoletto. Le porte di Palazzo Fabroni (1995-1996); Enrico Castellani (1996); Roberto Barni. Affezioni (1997); Diego Esposito. Passaggi (1998), Daniele Lombardi. Babele (1998-99), ARCHIPELAGO. Architettura sperimentale 1959-1999 (1999), Giuseppe Uncini, Giuseppe Chiari (2000); Abitanti (2001). Ogni evento, che ha richiesto da parte degli artisti un personale e originale impegno creativo in rapporto all’edificio monumentale, è stato seguito da un’intensa attività di conferenze, incontri, dibattiti e tavole rotonde (Invito all’Arte Contemporanea), per dare spazio al dialogo fra i protagonisti, la critica ed il pubblico.
Nel 2003 la Regione Toscana, nell’ambito di un bando per adeguamenti museali all’interno di edifici storici della Toscana, ha assegnato un finanziamento destinato al restauro (materiali lapidei della facciata), a ristrutturazioni interne (pavimenti, impiantistica, messa a norma delle sale) e alla realizzazione di un ascensore a norma per l’accesso dei diversamente abili. L’intervento, conclusosi nella primavera-estate del 2007, ha consentito di riaprire all’arte buona parte dell’edificio con la mostra monografica di Claudio Parmiggiani Apocalypsis cum figuris (27 ottobre 2007 – 24 marzo 2008).

LA COLLEZIONE PERMANENTE
La collezione permanente di arte contemporanea di Palazzo Fabroni si è costituita grazie a lasciti e a donazioni succedutesi nel corso del tempo fin dai primi anni Ottanta del secolo scorso.
E’ composta pertanto di nuclei diversi che testimoniamo da una parte autori e tendenze del primo dopoguerra e dall’altra personalità che si sono distinte dopo gli anni Sessanta con un totale rinnovamento del linguaggio e dei materiali artistici.
Fanno parte della prima sezione i consistenti lasciti di artisti pistoiesi, che hanno a lungo operato fuori dalla città natale, secondo una linea comune dell’astrazione: Agenore Fabbri, Gualtiero Nativi, Mario Nigro.
Il secondo nucleo si è formato in relazione al progetto espositivo che ha avuto corso in Palazzo Fabroni dal 1990; nella maggioranza dei casi gli artisti invitati con importanti mostre antologiche hanno liberamente donato un’opera, dando luogo a un significativo percorso che attraversa la Pop Art, l’Arte Povera, la Minimal Art e così via.

UN MUSEO PER RIFLETTERE SULL’ARTE

Oggi, alla luce di un cambio radicale di attenzione alla contemporaneità sullo scenario nazionale, si avverte l’esigenza di una programmazione ancora più coerente e organica, di alto profilo critico come quella che nel corso degli anni Novanta ha fatto sì che Palazzo Fabroni si candidasse come uno degli spazi illustri dell’arte contemporanea, consolidandone il ruolo nell’intera area metropolitana.
L’intento principale è quello di radicare quanto più possibile il nuovo progetto nel tessuto culturale della città per far sì che in Palazzo Fabroni si riconosca sempre più un luogo di cultura, del quale si può e si deve godere, dove non si va una sola volta nella vita, che anzi va frequentato spesso perché è piacevole e invitante, ricco di stimoli che si rinnovano.
Il legame di Palazzo Fabroni con il territorio si consoliderà grazie alla massima integrazione con i processi previsti all’interno delle politiche regionali sull’arte contemporanea, e particolarmente nell’ambito del Sistema Metropolitano per l’Arte Contemporanea Firenze – Prato – Pistoia, nonché in rete con gli altri centri ed istituzioni di arte moderna e contemporanea presenti a Pistoia e nella provincia.
Il collegamento con le analoghe realtà nazionali sarà altresì garantito dall’adesione di Palazzo Fabroni all’AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani), una rete di luoghi aperti alla sfida dell’arte di oggi, impegnati a costruire nel nostro Paese un sistema museale per l’arte contemporanea, e farlo conoscere al grande pubblico.
Forti dell’esperienza e dell’eredità culturale di quasi vent’anni di attività nel campo delle arti visive contemporanee, si è ritenuto dunque di dar luogo ad una nuova fase di programmazione, affidata alla cura scientifica di Ludovico Pratesi, con l’intento di fare di Palazzo Fabroni un luogo di riferimento permanente nella topografia culturale della città.
Il museo, quindi, non solo come spazio espositivo, ma sempre più luogo di incontro e di riflessione sull’arte, struttura aperta che dialoga con la città e che propone a tutti occasioni di conoscenza, studio e approfondimento dei linguaggi e delle problematiche dell’arte contemporanea, in modo multidisciplinare, con grande attenzione al ruolo educativo e alla didattica.

Palazzo Fabroni – Arti Visive Contemporanee
Via S. Andrea - 51100 Pistoia
Tel. 0573371214 - 0573371817