Arriva in concerto al Controsenso di Prato Pietro Paletti che dopo il successo di "Ergo sum" torna sulla scena della musica pop italiana con "Qui e ora". Il cantante già bassista e voce dei THE R’S è passato da poco alla Sugar di Caterina Caselli. Paletti è autore di un cantautorato sincero in modo disarmante, canzoni spensierate ma anche impegnate in cui si mette completamente a nudo.
Caparezza cantava il secondo disco è sempre il più difficile, è stato così anche per te?
Porca vacca sì! Siccome c'è stato un periodo di silenzio, poi il contratto con la Sugar, poi ci sono state un po' di vicende personali, sono stato buono buono per un po'. Quindi riaffacciarmi al panorama discografico nostrano non è stata una cosa proprio semplicissima. Mi sono anche accorto di aver fatto un disco un po' rischioso perché al primo ascolto per molte persone risulta difficile. Poi se ne innamorano ma al primo impatto risulta un disco più riflessivo, più "scuro" sebbene siano pezzi pop. Ho lavorato sulla struttura non restando lineare come al solito. Questo è di sicuro il disco più da incubo che abbia mai fatto.
Quando uscì il tuo primo disco "Ergo sum" mi colpì moltissimo la copertina perché...
Buongustaia!
Aahahahahaa in realtà mi sono sempre chiesta se sia stata più incoscienza o coraggio
Nessuna delle due, era indicativo di quello che succedeva nel disco. Ci tengo molto alla coerenza anche se volevo provocare un po', lo ammetto. Volevo fare una copertina forte e ci sono riuscito perché ha fatto parlare molto anche in maniera obbrobriosa. Però ci stava perché con quel disco lì mi sono messo parecchio a nudo. E a nudo dovevo stare anche in copertina.
Invece sulla copertina del tuo nuovo disco "Qui e ora" c'è una clessidra, perché?
E' una clessidra nuda sopra non ci abbiamo messo vestiti, scarpe e cappellino, no scherzo. E' il simbolo del disco, il "Qui e ora" sta nel mezzo di quella clessidra. Da una parte c'è il passato, dall'altra c'è il futuro.
Qui e ora è stato registrato nello studio FunkHaus di Berlino dove hanno registrato i Phoenix, com'è stato lavorare lì?
E' stata una figata colossale perché è un ambiente molto silenzioso appena fuori Berlino, in mezzo al bosco, una struttura degli anni '50. Non è accogliente, ma è tecnicamente impeccabile, piena di roba vintage molto figa, stanze bellissime che suonavano bene ovunque. C'era un'atmosfera magica perché ci siamo ritagliati una quindicina di giorni in totale solitudine lì dentro.
Mi ha sempre colpito il fatto che la tua musica sia un mix tra pop e tematiche importanti come per esempio "Barabba" o "La gente siamo io e te" uno dei pezzi del tuo primo disco, come ci riesci?
Ma perché sono un cretino fondamentalmente quindi riesco a ironizzare sulle cose pesanti. Bisogna stemperare un po' i toni secondo me, ci si prende troppo sul serio e io non voglio cadere in questo errore. Quello che canto è semplicemente una mia opinione poi può essere condivisibile o meno, quindi cerco di restare un po' neutro con quell'ironia che stempera un po' la serietà del tema trattato.
Uno dei miei pezzi preferiti dell'ultimo disco è "Avere te", mentre l'ascoltavo stamattina pensavo che non deve essere facile scrivere una canzone d'amore, è un tema universale, abusatissimo eppure c'è sempre qualcosa di nuovo da dire, o almeno te di certo ci sei riuscito!