Musica/ARTICOLO

Pezzali: “Sono come Spiderman un supereroe con super problemi”

Venerdì 2 ottobre in concerto al Mandela Forum di Firenze l'ex leader dei mai dimenticati 883. Qui la nostra intervista

/ Costanza Baldini
Mer 30 Settembre, 2015
Max Pezzali

Venerdì 2 ottobre per tutti i fan degli 883 torna in concerto al Nelson Mandela Forum di Firenze un vero e proprio mito: Max Pezzali. Da pochissimo è uscito il suo nuovo album “Astronave Max”. 14 tracce che dal vivo si aggiungeranno agli indimenticabili cavalli di battaglia dell’epopea 883: Hanno ucciso l’uomo ragno, Sei un mito, Anni, Nord Sud Ovest Est, Come mai. Noi siamo andati ad intervistarlo e Max ci ha parlato di tante cose, anche di quel capodanno del 2014 passato a Firenze sul palco insieme a Matteo Renzi…

Sono passati 23 anni da Hanno ucciso l'uomo ragno. Che effetto ti fa la celebrità a distanza di tanti anni, com’è cambiato il tuo modo di percepirla?
Credo che in sé la celebrità da sola non valga niente, è semplicemente una maggiore esposizione mediatica. Quello che può essere positivo è il fatto che la celebrità sia legata al mio lavoro. E’ quella la parte positiva, io sono conosciuto perché piacciono le mie canzoni, perché c’è un pubblico che apprezza quello che faccio e questa è una grande soddisfazione. Quindi la celebrità non è mai un obiettivo che chi fa il mio mestiere debba cercare, ma è solo una condizione che ti permette di far ascoltare le cose che fai, o una conseguenza del fatto che la gente le ascolti. E’ quella la parte piacevole, è quello che ti da la forza di andare avanti. Si fa questo mestiere perché c’è qualcuno che ti ascolta. Non sono uno che insegue la celebrità o che la ritiene una condizione in sé positiva. E’ positiva se è conseguenza di un’altra cosa.

Con le tue canzoni hai descritto una parte della provincia italiana degli anni ’90 o meglio le emozioni, i sentimenti dei giovani di provincia. Ti sembra che i ragazzi siano cambiati nel corso di questi vent’anni? Forse non tanto visto che ancora in molti si riconoscono nei tuoi pezzi…
Io credo che siano cambiate tante cose, più che i giovani è cambiato il mondo in cui vivono. Nel senso che è arrivato internet, c’è stata una sorta di globalizzazione rispetto a quando ero ragazzino io. E’ molto più facile per uno che vive in provincia avere accesso alle informazioni, come per uno che vive in una grande città, appunto perché tutto passa dallo schermo di uno smartphone o di un computer. Però forse questa facilità di reperire informazioni fa sentire ancora di più la lontananza rispetto al centro dell'azione. Il fatto di sapere che cosa succede a New York significa a volte sentire ancora di più la distanza dalla grande città. Oggi guardando i ragazzi si capisce sempre meno da dove vengono, uno della provincia si veste come il suo omologo metropolitano. Hanno accesso alle stesse cose, se una cosa non ce l’hanno possono ordinarla su Amazon e gli arriva. Questo a volte fa sentire ancora di più il vuoto che c’è nella provincia.

Nel 2013 c’è stato il grande tributo alla tua carriera con “Max 20” in duetto con vari artisti della musica italiana, ma ancora prima nel 2012 è uscito “Con due deca” il tributo delle band indie italiane. Come mai secondo te c’è tutto questo grandissimo affetto nei confronti dei pezzi degli 883?
“Con due deca” è stato un po’ una rivelazione anche per me, razionalizzando mi sono reso conto che non si vedeva nel momento in cui accadeva ma le canzoni degli 883 hanno rappresentato una sorta di rottura. Le cose non si riescono mai a giudicare quando sono contemporanee, c’è troppa cronaca, è più facile quando è passato un po’ di tempo, a bocce ferme. Probabilmente quello che facevamo aveva un’ingenuità e un’inconsapevole carica proprio perché non eravamo del mestiere, non facevamo calcoli, scrivevamo quello che ci veniva sul momento. Proprio per questo per molti ragazzi che sono cresciuti in quegli anni è stata una sorta di illuminazione. Inconsapevolmente abbiamo accompagnato la vita di molte persone che poi hanno scelto strade musicali magari molto diverse, si sono evolute, ma mantengono un bel ricordo di quello che facevamo noi. Quelle canzoni sono diventate parte delle loro vite e fanno parte del loro vissuto musicale.

Cosa ne pensi dei talent vocali, ti hanno sicuramente chiesto di partecipare
Non è la mia visione della musica, perché non sono uno che ha mai dato troppa importanza alla tecnica, alla versatilità, per me è più importante la personalità. Per me essere versatili nella musica può essere un limite anzichè una dote. Non sei un jukebox, tu devi raccontare qualcosa che ti appartenga, io sono più di quella visione lì e quindi non è il mio mondo. Però mi rendo conto che oggi non ci sono alternative con la crisi in cui versa il mercato discografico, la rivoluzione digitale che ha investito la musica da 10-15 anni. E’ evidente che ristretti i campi e gli spazi d’azione i ragazzi non hanno molte alternative se vogliono raccontare le loro cose, il talent è diventato uno dei pochissimi modi per mettersi in evidenza e magari strappare un contratto discografico. Quindi ben vengano, nel senso che è tutto perfettibile, di certo non è soluzione a tutti i mali, non può essere l’unico modo per farsi notare, e farsi ascoltare, ma purtroppo la realtà è che non ci sono molti altri sistemi. Dove sono i locali dove si suona? Dov’è l’attenzione delle persone ai locali? Come possono competere oggi i ragazzi che vanno a suonare a livello di costi e di partecipazione con un dj che con magari cento euro riempie la sala e con un laptop fa tutto? Siamo tutti un po’ responsabili di questa situazione.

A giugno è uscito “Astronave Max” che mi sembra il disco della maturità. In una bellissima intervista a Vanity Fair dicevi che sei diventato un supereroe, spiegaci meglio…
Mah diciamo che mi sono divertito un po’ a ridere del mio ruolo, più che un supereroe mi sento una sorta di personaggio quasi fumettistico per certi versi. Credo tutto sommato di avere sempre mantenuto la barra dritta e di essere sempre stato me stesso anche quando sarebbe stato più comodo, più facile fingere di essere qualcos’altro. Però credo di non aver mai voluto ingannare il pubblico facendo finta di essere un guru, un maître à penser”, un grande cantautore, ma semplicemente facendo quello che mi piace fare cioè scrivere canzoni sul mio quotidiano, e sul quotidiano delle persone che mi circondano. Penso che sulla lunga distanza questo paghi perché le persone tendono ad accorgersi della falsità di un personaggio musicale o meno. Se bari ti scoprono quindi sempre meglio essere se stessi perché che tu piaccia o faccia schifo almeno è un giudizio espresso sulla verità di quello che fai e non su un calcolo o su un progetto mediatico.

Ma c’è un supereroe in cui ti riconosci?
Bè ce ne sono tanti, probabilmente uno dei personaggi a cui sono più affezionato è Spiderman il supereroe con super problemi. E’ quello che comunque al di là della sua realtà di supereroe deve vivere una quotidianità come tutti gli altri, fatta di bollette da pagare, di difficoltà a trovare lavoro come fotografo. Peter Parker è una figura moderna nel mondo dei supereroi, non è il miliardario annoiato Stark che diventa Iron Man, non è neanche il grande eroe senza macchia e senza paura Steve Rogers che diventa Capitan America. E’ uno normale a cui è capitata una cosa, che ha delle caratteristiche che lo rendono supereroe ma poi deve comunque fare i conti con una realtà molto più umana.

Venerdì 2 ottobre potremo ascoltarti al Mandela Forum, ma hai già affrontato il pubblico fiorentino nel Capodanno del 2014 a Firenze di fronte a trentamila persone. Cosa ti ricordi di quella esperienza?
Mi sono divertito come un pazzo perché la location era splendida, io adoro suonare a Firenze perché è una delle città più belle del mondo. Ricordo che quella sera stappai lo spumante sul palco con l’allora Sindaco di Firenze Matteo Renzi che di lì a poco sarebbe diventato Presidente e questo mi ha molto impressionato. Tra l’altro mi ricordo che comprai un giubbotto apposta per l’occasione in centro perché mi ero reso conto alle prove nel pomeriggio che avevo un enorme piumino rosso e sul maxischermo si vedeva solo quello, sembrava un concerto del Gabibbo. Una bellissima serata comunque, c'era sul palco con me anche mio figlio. Insomma ci siamo divertiti molto, lo ricordo come uno dei più bei capodanni della mia vita.

Sei un fan di Matteo Renzi?
Io credo che la politica non sia in un’ottima condizione dal punto di vista del gradimento del pubblico perché l’Italia è stata per anni devastata da una politica miope, clientelista e non meritocratica. Renzi l’ho conosciuto come persona e mi piace molto. Chiaramente poi nel momento in cui si diventa Premier si deve affrontare una realtà complessa fatta anche di compromessi, cosa di cui la politica è arte e quindi poi diventa tutto molto difficile. Però mi sembra una persona molto concreta e con grandi doti di comunicatore.

Biglietti posti numerati: 42/35/32 euro; parterre in piedi 32 euro Riduzione 6 euro per i possessori Carta Superflash Banca CR Firenze
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