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Pisa: l’Università sviluppa un’App che monitora la qualità dell’aria

Si chiama MonIQA il servizio realizzato da un gruppo di ricerca dell’Ateneo, basato sui dati degli inquinanti atmosferici

/ Redazione
Mar 9 Febbraio, 2016
MonIQA, Pisa App qualità dell’aria

È da poco on line MonIQA, il sistema di monitoraggio dell’indice della qualità dell’aria realizzato da un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa. D’ora in poi per sapere com’è l’aria che respiriamo basterà un click. Il sistema utilizza i dati che giornalmente vengono forniti delle Agenzie regionali per la protezione ambientale e li traduce in un indice istantaneo al quale si associano 5 classi di giudizio (da buono a pessimo), caratterizzate da un colore diverso. Oltre che sul sito web, MonIQA è accessibile anche mediante un’App per dispositivi mobile Android, scaricabile da Google Play.

Il servizio non ha carattere di ufficialità – ha spiegato Giuseppe Anastasi, coordinatore del progetto – ma ha lo scopo di presentare i dati sulla qualità dell’aria in maniera facilmente comprensibile. L’indice che abbiamo elaborato esprime in maniera sintetica lo stato di qualità dell'aria, prendendo contemporaneamente in considerazione i dati di più inquinanti atmosferici, quali PM10, PM2.5, biossido e monossido di azoto, ozono, monossido di carbonio, biossido di zolfo e benzene”.

Per sapere che aria stiamo respirando basta dunque accedere al sito o aprire l’app mobile di MonIQA, e visualizzare l’indice di qualità dell’aria relativo alla propria città. Le classi buona e discreta indicano che nessuno degli inquinanti ha registrato superamenti degli indicatori di legge e che quindi non vi sono criticità. Le altre tre classi – mediocre, scadente e pessima – segnalano invece che gli inquinanti hanno superato il relativo indicatore di legge. Attualmente le regioni monitorate sono tutte tranne Sicilia, Sardegna, Calabria, Campania e Molise.

MonIQA è stato sviluppato dal dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, utilizzando i dati delle Agenzie regionali per la protezione ambientale. Alla realizzazione del progetto hanno lavorato anche alcuni studenti e ricercatori dell’Ateneo pisano, in particolare Luca Pardini, Francesca Righetti, Elena Lucherini e Simone Brienza.