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Pmi: commercio e turismo a piccoConfesercenti lancia l'allarme

Aumentano gli esercizi pubblici con le serrande abbassate. E' in corso la desertificazione delle città. Vivoli: "Chiediamo al governo Renzi misure concrete per ripartire"

/ Redazione
Mar 11 Marzo, 2014
Chiusura dei negozi

Non si fermano le serrande tirate giù degli esercizi pubblici in Toscana. Chiudono i commercianti, chiudono le strutture turistiche. Va male per la prima volta il commercio on line. Non si salvano nemmeno gli ambulanti, gli unici che finora avevano tenuto botta alla crisi. I numeri parlano da sé. Nei primi due mesi del 2014 sono sparite 896 imprese alla media di 15 al giorno.

Il saldo viene fuori dal netto delle aperture e delle chiusure. Nei primi due mesi dell'anno, gennaio e febbraio, in Toscana hanno chiuso 986 imprese mentre le nuove aperture si limitano a 214. A mollare la presa, secondo le analisi dell’Osservatorio, sono state soprattutto donne e imprenditori over 50; ad aprire con maggior frequenza, invece, giovani e stranieri. Una desertificazione delle città che conferma il pesante trend in negativo già segnalato per il 2013.

“Ci aspettiamo dal governo misure concrete per far ripartire i consumi e bloccare l’aumento delle tariffe”, sostiene Massimo Vivoli, presidente regionale di Confesercenti Toscana. Ma l'esecutivo Renzi è appena entrato in azione e, già dalle prime battute, non sembra facile che possa dare una risposta veloce a una crisi che perdura da tanto, troppo tempo.

Il peggior saldo in negativo (- 179) si registra a Firenze: 240 le chiusure, 61 le aperture. Va molto male anche Pisa che segna un -72. Pesante la situazione a Livorno con -71 e ad Arezzo con -68. Ma non c'è nessuna città toscana capoluogo di provincia che si salvi.

“Il 2013 è stato l’ennesimo anno di crisi piena, con un calo del Pil e, soprattutto, dei consumi peggiore del previsto - commenta Massimo Vivoli -. Un’eredità pesante, che nei primi due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese nei settori del commercio, del turismo: dopo l’ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare l’anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, scegliendo invece la strada della chiusura".

"Anche perché – analizza la Confesercenti – il mercato interno è ancora in una fase acuta di crisi. La recessione della domanda – conclude il presidente di  Confesercenti – non va assolutamente sottovalutata. Per questo riteniamo possa essere una buona idea un taglio del cuneo fiscale, per restituire agli italiani un po’ di risorse e far ripartire i consumi. Se non troviamo un modo per risollevare la domanda interna, le PMI che ad essa fanno riferimento – e non solo quelle attive nel commercio e nel turismo – chiuderanno in numeri sempre maggiori, contribuendo ad esacerbare la spirale di disoccupazione e povertà imboccata dall’Italia”.

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