Una produzione da oltre 2 miliardi di euro. Un valore aggiunto prodotto che oscilla tra l'11 e il 13% dell'intera provincia di Prato. 20mila lavoratori impiegati in 5mila imprese. Questi i numeri che saltano fuori dalla ricerca di Irpet e Osservatorio economico e sociale della Provincia sul ruolo della comunità cinese nel distretto pratese. Una vasta economia sommersa che, sommata al mercato degli affitti e alla minore dipendenza da servizi esterni, dà ragione della tenuta parziale nel pratese del valore aggiunto rispetto al crollo delle esportazioni degli ultimi anni.
L'analisi mette in fila le 4.830 imprese cinesi presenti nel distretto pratese e calcola il numero degli occupati cinesi: 20mila addetti, sulla base del consumo di acqua delle imprese. Quelli registrati ufficialmente sarebbero solo 11mila. Il cuore della ricerca, però, sta nella misurazione della produzione cinese, che l'Irpet inquadra tra i 2 e i 2,3 miliardi di euro. E il nero vale almeno 1 miliardo. Con un valore aggiunto dai 680 agli 800 milioni di euro, ovvero tra il 10,9% e il 12,7% del totale della provincia.
Per quanto riguarda invece le esportazioni all’estero, le imprese cinesi raggiungerebbero quota 640 milioni di euro, che equivale a un terzo della produzione, mentre oscillano in una forchetta molto ampia le rimesse verso la Cina: tra il 2007 e il 2009 si aggiravano sui 400 milioni all'anno, ridotti poi a 200 milioni negli anni successivi. La ricerca evidenzia anche l'elevata mortalità delle imprese cinesi. Un vero e proprio stillicidio visto che delle 386 nate nel 2001 ne sono sopravvisute al 2012 solo 53. Ossia meno del 14%.
Alla presentazione dello studio, in Palazzo Buonamici a Prato, c'era anche il presidente della Regione Enrico Rossi che ha detto: “Questa città merita un elogio per come è riuscita a gestire, senza far esplodere i conflitti, un'immigrazione così massiccia. Adesso lo Stato deve intervenire, l'organico della procura deve essere adeguato. Mancano tre procuratori più uno aggiunto. Noi ci mettiamo 50 ispettori del lavoro, ma il governo deve darci risposte”. Rossi ha poi aggiunto che servono finanziamenti specifici per l'integrazione fra tessile e moda.
E' intervenuta anche la console cinese Wang Xinxia per ribadire che la “cooperazione genera più forza e possibilità di difendere la sicurezza” assicurando “l'impegno del consolato, anche attraverso le associazioni, per la sensibilizzazione delle imprese cinesi”.