Cultura/ARTICOLO

Pregio e bellezza

Cammei e intagli in pietre preziose dal 25 marzo al 27 giugno 2010 al Museo degli Argenti

/ Costanza Baldini
Mar 10 Dicembre, 2013
Sadro Botticelli, Simonetta Vespucci come ninfa
Il collezionismo di gemme costituì uno degli aspetti più affascinanti del processo di riscoperta dell’antico che caratterizzò il Rinascimento. A partire dalla prima metà del XV secolo cammei e intagli furono ricercati con fervore da papi, principi e cardinali, scatenando in alcuni casi aspri conflitti tra estimatori, pronti a spendere cifre molto elevate pur di aggiudicarsi il pezzo desiderato.
Le ragioni di questo successo furono molteplici. Innanzitutto l’arte di incidere le gemme richiedeva l’impiego di materiali rari e molto costosi, nonché l’apporto di maestri dotati di straordinarie capacità tecniche, dato che anche il più piccolo errore, di fatto irreversibile, poteva vanificare mesi, se non addirittura anni, di duro lavoro. In secondo luogo ai cammei e agli intagli si attribuivano particolari virtù magiche e misteriose, dipendenti dal tipo di materia utilizzata e dal soggetto della raffigurazione. Inoltre le loro ridotte dimensioni e la facilità di trasporto, ne facevano un regalo ideale per illustri personaggi e un’ottima forma di investimento, un capitale al quale attingere nei momenti di maggiore difficoltà.
Tutti questi fattori ben spiegano la speciale predilezione che i Medici svilupparono, fin dal Quattrocento, per le incisioni su pietre dure e preziose, da loro alacremente raccolte in una delle più rilevanti collezioni della storia, fonte di grande prestigio per tutta la famiglia, che, nel corso dei secoli, continuò a incrementarla con nuove acquisizioni.

"I medici si sono svenati per comprare questi oggetti" - ha dichiarato la soprintendente Cristina Acidini Luchinat - "Cosimo il Vecchio, il patriarca, posedeva 26 gemme, i suoi figli e i suoi nipoti hanno ingrandito la collezione fino ad arrivare a circa 1800 pezzi. Lorenzo il magnifico, per esempio, pagò 10.000 fiorini per la Tazza Farnese, mentre ne pagava solo 46 per un quadro di Botticelli."

Attraverso un selezionato numero di pezzi di eccezionale qualità
provenienti dai più importanti musei italiani e stranieri, la mostra illustrerà la complessa storia di questo tesoro, a partire dalla sua costituzione ad opera di Cosimo, Piero e soprattutto Lorenzo de’ Medici, che ai cammei e agli intagli riservò un posto di rilievo all’interno delle sue collezioni d’arte e al quale si deve l’acquisto di esemplari prestigiosi come il cosiddetto Sigillo di Nerone, la splendida corniola con Apollo e Marsia celebrata e ammirata da un folta schiera di letterati e artisti.

Lorenzo Ghiberti, Donatello e Sandro Botticelli sono solo alcuni degli autori che nelle diafane raffigurazioni delle gemme medicee trovarono importanti spunti creativi. Tale aspetto sarà documentato da un’ampia varietà di opere, codici miniati, medaglie, disegni, dipinti e sculture atti a dimostrare la grande fortuna degli esemplari posseduti dai Medici. In molti casi si tratta di fedeli traduzioni dei modelli iconografici prescelti, ma non mancano esempi più originali, in cui gli elementi desunti dalle pietre incise si arricchiscono di aspetti del tutto nuovi, come si può riscontrare in alcuni disegni di Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, che nelle gemme medicee non trovarono solo un eterogeneo repertorio di forme, bensì un efficace strumento per il recupero del senso di equilibrio e di misura delle proporzioni caratteristico dell’arte classica.

Museo degli Argenti - Palazzo Pitti
www.unannoadarte.it

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