Letteratura di viaggio protagonista ad Abbadia Isola, nel comune di Monteriggioni, il 25 novembre, data in cui si terrà la cerimonia di proclamazione dei vincitori del premio letterario 'Sulle orme dei pellegrini - Racconti e parole lungo la Via Francigena', un'iniziativa di Betti Editrice in collaborazione con l'amministrazione comunale.
Un'occasione per aprire uno spazio alla letteratura dedicata allo storico cammino religioso, ma anche un importante itinerario culturale, sinonimo di viaggiare lentamente, con il ritmo del viandante. --> continua a leggere qui
SINOSSI: LA VIA DI HANS di Eros Teodori (GUASTALLA)
E’ un racconto di espiazione, da parte di un figlio per le colpe di un padre appena morto. Hans intraprenderà un viaggio in Italia visitando i paesi che durante la guerra vide il padre Claus compiere tremende violenze: Al valico del Gran San Bernardo “contro la natura”, a Pavia “contro il patrimonio culturale”, a Berceto “contro Dio”, a Lucca “contro la verità”, a San Gimignano “contro l’alimentazione”, a Monteriggioni “contro la donna” ed infine a Roma “contro un popolo”.
Hans dovrà fare i conti con il proprio passato famigliare a cui aveva voltato definitivamente le spalle. Claus si servirà del figlio per chiedere perdono delle sue nefandezze la cui vergogna in vita non gli permise di compiere. La via Francigena diviene un percorso a tappe verso l’inferno di quei giorni di guerra. E’ possibile chiedere scusa per i crimini di guerra compiuti ? Si è colpevole anche quando non si denuncia? E’ giusto che le colpe di un soldato ricadano sui figli? A questa domande Hans cercherà le sue riposte mettendosi in cammino, in viaggio verso quell’Italia che ha nella Via Francigena una soglia d’incontro con il tempo della storia.
LA VIA DI HANS
Lei è Hans giusto? Mi dispiace per suo padre, era un brav’uomo. Non ci parlavamo da anni e non è stato un brav’uomo. E’ venuto qui prima di morire, ha dettato le sue memorie. Lei è l’unico erede. Non voglio niente, che tutto sia dato in beneficienza. Questo è il fascicolo contenente il testamento, con esso anche questa scatola. Le chiedo solo di leggerlo, poi potrà farne ciò che vuole.
Hans prese il cappello, si alzò dalla poltrona ma appena aprì la porta il notaio lo fermò: Sig. Hans un attimo… suo padre è stato un buon professore per questa città, tutti siamo stati suoi alunni.
Hans senza girarsi mise la mano sulla maniglia: Sig. Hans la prego, mi ascolti… non sempre la vita di un uomo si rivela con un solo racconto. La macchina correva veloce. Le insegne pubblicitarie infestavano vecchi caseggiati. Fermatosi ad un passaggio a livello scorse nello specchietto retrovisore delle falene sottrarsi al lampione acceso per scagliare le ali contro quelle carte. Tirò un sospiro, aspettò il passaggio del treno ed accostò al lato della strada. Il freddo fece allungare la sciarpa sul cappotto di Hans, l’alta montagna distoglieva il suo sguardo sugli avventori dell’Ospizio del Gran San Bernardo. Il passo del valico aveva dato inizio al suo viaggio: … quando sarai tra quelle vette apri i tre vasetti bianchi, troverai semi ginepro, mirtillo e stella alpina. Al primo sole piantali perché crescano rigogliosi dando respiro a quella terra che bruciammo per inseguire una brigata di fuggiaschi, anch’io partecipai a quella macabra fiaccolata. Devi ridare sollievo a quella natura che abbiamo colpevolmente violato.
Hans riprese il cammino sorvegliato da alberi permanenti ed infitti, sentinelle silenziose. La terra umida inzuppava le scarpe pesanti, foglie arricciate tra crepe tortuose. All'improvviso si fermò il suo ansimare al ricordo assente di parole, quando da ragazzo le sue menzogne lo laceravano quale una cuspide conficcata nelle mani: … scendendo giungerai ad una grande basilica, sacra a San Michele Arcangelo, guerriero alato della milizia celeste che si schierò contro le forze maligne mentre io stetti a guardare i miei commilitoni saccheggiare come sciacalli le bellezze di quella città. Nel cofanetto rosso troverai una fibula longobarda, antico popolo cristiano, la forma d’aquila ne testimonia l’appartenenza regale. All’alba scendi nella cripta, rivolgiti alla Madonna con reverenza e inchinandoti di fronte deponila sotto la sua veste.
Passeggiando per Pavia Hans non incontrò Re e Regine ma scolari nel cortile di una scuola che separavamo le loro corse cercando di eludere la fiacca stanchezza del divenire adulti. Quaderni arrotolati, matite affusolate, apparenze celate ai genitori astanti sulla soglia dei cancelli.
Il tempo della montagna ha un ritmo lento, il respiro di Hans si contorceva in una bocca corrotta di astiosi pensieri: … partito per altopiani rocciosi, lasciata la mia inverdita pianura rinnovavo ogni giorno la bugia del ritorno. Tra quei sentieri il fiato della battaglia si fece purpureo, fragoroso il sapore della guerra. Sul finir della sera ci fermammo nel paese di Berceto, con il ventre pieno di sola paura entrammo nel duomo, trafugammo reliquie profanando calici ed altari. Riuscì a levare loro il piviale di San Moderanno, lo nascosi nel mio zaino. Lo troverai nella custodia blu. Accendi una candela e dirigiti al presbiterio con devozione, china la testa e posa accanto alla sua tomba la reliquia. Sulla via per Lucca Hans marciava menzognero e colpevole. Incognite svelate d’immaginari reali, oscillava nella brama di un padre che non riusciva a perdonare, ora nuove carte lo affliggevano con dura severità.
All’ombra delle storie di San Martino amanuensi del colore s’inchinavano al santo di Tours. Li vide piegare le ginocchia sull’asfalto, mischiare la polvere al sudore della fronte. Giungevano da ogni paese seguiti da lingue forestiere. Portavano cartelle sottobraccio, scatole di gessetti, larghi cappelli per difendersi dal sole battente e bastoni d’appoggio: pellegrini dell’arte, spirituali del disegno.
Dal suo cavallo controlla i figli più fantasiosi che gli rendono omaggio, ogni passante che alza lo sguardo riconosce nel cavaliere uno sconosciuto senza nome che lo ha aiutato: … invece di donare noi prendemmo con la forza, a chi ci chiese aiuto rispondemmo con percosse, in quella piazza radunammo cinque uomini e li battemmo con dei bastoni, erano uomini di Resistenza, condannati da delatori dalle divise nere, negammo l’acqua per dissetarsi dal caldo. Rinunciammo alla verità, s’impossessammo della falsità. Nello scrigno giallo troverai i fazzoletti rossi che gli sfilai dal collo, ponili uno accanto all’altro all’interno del Tempietto del Volto Santo.
In quel cammino sempre più a sud Hans si riposò a San Gimignano tra lunghi filari di vite, geometrici nel loro incedere, scorse torri altissime che lo chiamavano: … incontrerai in salita simboli di antiche famiglie, come quella che sfasciammo appena marciammo su quel borgo. Nella grande busta verde troverai un vecchio menù e dei soldi, trova quella trattoria, paga da bere e mangiare a tutte le persone che vedrai arrivare per una settimana. Carne, frutta, verdura, bottiglie di bianco vino che ne ricordava il nome rubammo tenendo imprigionati i proprietari, per una settimana lasciammo il paese alla fame requisendo ogni derrata alimentare che trovammo in paese.
I giorni passavano, un cielo grigio intriso di perversione stava vestendo i suoi morti. Proprio dalla sua terra aveva germogliato il fiore ancestrale dell’odio, in quelle stradine polverose poteva sentire il suo rimbalzo incalzante: … sosterai sotto i camminamenti della cinta muraria di Monteriggioni, nel silenzio, come feci io durante lo stupro di una giovane ragazza.
Nell’astuccio nero troverai una spilla a forma di farfalla che raccolsi per terra dopo quell’orribile sfregio. I miei compagni di guerra dopo averne abusato la presero a calci e pugni, quando se ne andarono misi il suo corpo che ancora respirava davanti ad una casa, suonai e scappai via. A fianco del maestoso arco della Porta Romea, a protezione dalla pioggia, la sotterrerai per farla divenire custode anonima di quel borgo toscano.
Nella notte simulacri di uomini violenti tormentarono il sonno di Hans graffiandone la schiena. Abbandonato al dolore decise di non svegliarsi. La vergogna che gli apparteneva da troppo tempo come una lama scura gli stava accarezzando la gelida carne. Legami scrostati, segni tracotanti, squame decrepite abbandonate sulla sua pelle: … era ancora scuro quando arrivammo a Roma sabato 16 ottobre 1943, guardiano ad una camionetta, durante quella caccia mi spogliai della mia pelle, le vene si diradarono, i miei nervi si contorsero al cospetto delle loro urla. Trova le sedici persone che sopravvissero, parla con le loro famiglie e chiedi scusa… scusa per la viltà di tutti questi anni, addestrato a non parlare, confesserai loro ogni mia colpa, sventolerai con la verità i miei vessilli guastati dalla corruzione di una cieca obbedienza.
Hans suonò il primo campanello, seguirono parole, poi ne suonò un altro ed un altro ancora. Lei è il figlio del Sig. Claus? – chiese una signora anziana. Claus era mio padre – rispose abbassando gli occhi. Sono stata direttore all’Istituto Storico Germanico di Roma… Al Collegio Militare di Palazzo Salviati, dove erano stati condotti temporaneamente i rastrellati, suo padre prese per mano due ragazzine, entrò in una casa, si spogliò della sua divisa e scappò dal suo giuramento. Quelle due bambine divennero ragazze e poi madri. Il 16 di ogni mese arriva loro una lettera. Hans uscì dal numero cinque di quella palazzina color giallo, lungo il viale la strada bagnata rifletteva i fari sprizzanti delle macchine. Hans si tolse il cappello, si sedette sui gradini e pianse.