Potenziare i controlli sull’attività estrattiva del marmo e ridurre l’inquinamento ambientale: è questo l’obiettivo del progetto speciale per le cave delle Alpi Apuane, promosso dalla Regione Toscana che metterà in campo più personale qualificato e strumenti tecnologici come droni e immagini satellitari per porre un freno al fenomeno dei fiumi bianchi, ovvero quando la marmettola – la polvere di scarto prodotta durante la lavorazione del marmo – viene riversata nei corsi d’acqua.
Ammontano a 1 milione e 480mila euro le risorse stanziate per controllare direttamente 120 cave delle 170 attive nella provincia di Massa Carrara e in Versilia. L'Arpat assumerà dodici nuove figure professionali in modo da portare i controlli da 20 all’anno fino a 60-70. La sfida è lottare contro l’inquinamento illegale in un comparto produttivo fondamentale per la Toscana: il settore lapideo infatti produce un valore aggiunto di circa un miliardo di euro, occupa 8mila addetti in circa 2500 imprese e vede una forte crescita delle vendite all’estero, tra il 2008 e il 205 l’export di marmo estratto è aumentato del 61%.
"La possibilità che continui l'attività di escavazione è legata alla realizzazione di regole che consentano di tutelare la salute dei cittadini e l'ambiente – ha spiegato il presidente della Regione, Enrico Rossi – su questo piano ci stiamo muovendo con serietà, vogliamo andare fino in fondo, sapendo che questa strada può portare a una migliore valorizzazione della risorsa marmo, a un suo utilizzo più completo che possa portare maggiore occupazione".
Il progetto prevede un monitoraggio approfondito dei flussi d’acqua sulle Apuane, un territorio complesso e carsico: tramite sonde saranno studiate le sorgenti e gli eventuali problemi legati alla dispersione della marmettola. Nei laboratori di Arpat si svilupperanno anche metodologie di indagine capaci di identificare la sua origine e le responsabilità dell'inquinamento, fornendo alle attività di repressione strumenti di lotta all'illegalità. Il progetto presentato oggi si integra al piano straordinario per la sicurezza sul lavoro nelle cave, promosso dalla Regione per evitare le morti bianche non solo aumentando la vigilanza ma anche diffondendo una nuova cultura della consapevolezza del rischio.
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