Cultura/ARTICOLO

Santa Lucia, l’eremo delle “Tre Porte”

Nel cuore della Val di Merse un piccolo monastero sospeso nel tempo

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013

Affascinate come l’abbazia di San Galgano, con la quale condivide l’aura di locus amoenus, l’Eremo di Santa Lucia in Val di Merse, è uno dei gioielli nascosti della Toscana. Questo caseggiato rurale che conserva ancora le caratteristiche finestre a sesto acuto con cornice marmorea, si trova in prossimità della via massetana, non lontano dal famoso Ponte della Pia, poco dopo l’abitato di Rosia. Il monastero ospitò fin dal 1100 un gruppo di monaci agostiniani e fu costruito in un luogo appartato vicino ad una folta vegetazione oggi praticamente scomparsa. Se il fondatore Bonaccorso voleva per sé e per i suoi compagni un luogo solitario dove potersi dedicare alla preghiera e alla meditazione, l’eremo cominciò ben presto ad attrarre molti altri monaci e nel 1200 venne posto sotto la guida di un rettore, aderendo alla regola di Sant’Agostino. Nel corso del tempo l’eremo venne dotato di nuovi alloggi e di una chiesa costruita grazie ai finanziamenti del Comune di Siena. Nel 1348 gli agostiniani di Santa Lucia vengono ricordati per aver prestato la loro opera a favore delle popolazioni colpite dalla peste. Dopo un lungo periodo di decadenza e la soppressione del 1785 il complesso passò alla tenuta di Spannocchia. Santa Lucia venne usata come podere fino alla seconda Guerra Mondiale e quindi abbandonata dai mezzadri che si trasferirono in città. Dopo alcune campagne di scavi, condotte tra gli anni Sessanta e Settanta che hanno riportato alla luce vari elementi dell’edificio, nel 1989 si è proceduto ad alcuni importanti restauri che hanno permesso al vecchio rudere di rimanere in piedi.