Era il 12 agosto del 1944 quando a Sant'Anna di Stazzema, un piccolo borgo sulle Apuane, nell'Alta Versilia, 560 persone, tra cui 107 bambini, molte donne e anziani, furono trucidate in una delle più atroci stragi naziste compiute sul suolo italiano.
Oggi, nel 70° anniversario dell'eccidio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, perché sia finalmente fatta luce su quanto accadde quel giorno.
"Desidero non far mancare in questa dolorosa e solenne giornata il mio memore, sempre solidale saluto alla popolazione di Sant'Anna di Stazzema - scrive Napolitano - insieme con la mia ammirazione per quanti continuano instancabilmente ad operare per la causa della verità e della giustizia nel 70° anniversario di una strage che ha inorridito il mondo. Ricordo con intensa commozione l'abbraccio del marzo dello scorso anno con il Presidente Gauck e il nostro così significativo incontro con i famigliari delle vittime e con tutti i cittadini di Sant'Anna. E saluto con speranza il riaprirsi di uno spiraglio per la ricerca delle responsabilità in sede giudiziaria nell'amica Germania".
Qualche settimana fa infatti la Germania ha riaperto le indagini sulla strage di Sant'Anna: una decisione storica, anche se l'unico che rischia di finire alla sbarra è il 93enne Gerhard Sommer. Dei dieci ex militari nazisti condannati all'ergastolo in Italia nessuno ha mai fatto un giorno di carcere e certo non ci finirà Sommer, che vive in un ospizio, ma comunque la decisione odierna della Corte federale di Karlsruhe ha una sua valenza "politica".
La vicenda giudiziaria della strage di Stazzema affonda nel polveroso "armadio della vergogna" dove anche questo fascicolo è rimasto occultato per oltre 40 anni. Le indagini, avviate dunque con grande ritardo, portarono comunque la procura militare della Spezia ad individuare i responsabili del massacro: "un atto terroristico, un'azione premeditata e curata in ogni minimo dettaglio con l'obiettivo di distruggere il paese e sterminare la popolazione". Dieci le sentenze di condanna all'ergastolo, nel 2005. Pene confermate in appello e nel 2007 in Cassazione, ma mai eseguite.