Qualità dei prodotti, miglior distribuzione dei margini lungo la filiera, programmazione più partecipata, creazione di reddito passando da tutela e valorizzazione. Tanti i temi toccati stamattina dall'assessore regionale all'agricoltura Gianni Salvadori e dalla direttrice dell'Arsia Maria Grazia Mammuccini in apertura del seminario dal titolo 'La tutela e la valorizzazione dell'agrobiodiversità: le esperienze regionali a confronto' che si tiene oggi, per tutta la giornata, al Palazzo dei Congressi a Firenze. Nella sessione mattutina si sono alternati gli interventi dei dirigenti delle istituzioni nazionali di ricerca come il Cra (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) e il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e del Ministero per le politiche agrarie e delle Regioni Toscana, Lazio, Marche, Emilia Romagna, Lombardia e Puglia.
&la quo;La Toscana – ha sottolineato l'assessore Salvadori – deve rilanciare un tema fondamentale per la sua agricoltura: la qualità vera dei suoi prodotti. Una necessità imprescindibile per non rischiare la marginalizzazione nei mercati internazionali. La nuova proposta di legge no-Ogm, della quale proprio ieri ho presentato in Consiglio regionale il preliminare, rafforza questa scelta. Qui da noi la tutela della agrobiodiversità è legata alla valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti. In questo ambito possiamo fungere da esempio per tutto il paese. Il biologico? Voglio controlli veri, perchè può essere un percorso da seguire senza però che si traduca soltanto in un aumento dei prezzi».
La Toscana è stata la prima in Italia a fare una legge per tutelare e valorizzare le razze e le varietà locali. Secondo la direttrice dell'Arsia, Maria Grazia Mammuccini, adesso è necessario compiere un passo ulteriore. «Dopo la fase della tutela e della valorizzazione è indispensabile attivare quella successiva, della creazione del reddito per le imprese agricole Oggi è stato un momento di confronto e scambio tra le varie esperienze portate avanti dalle altre regioni attive in questo campo. A questo punto occorre che tutto il lavoro realizzato trovi un coordinamento per collegarsi alle reti ed organismi internazionali. Lavorare per conto proprio – ha concluso - genera uno spreco di risorse, ed in una fase così delicata non possiamo permettercelo. Messo invece in rete questo sforzo può diventare risorsa e fattore di sviluppo per tutto il comparto».
Dello stesso avviso Salvadori che poi ha allargato il discorso alla crisi che attanaglia le imprese agricole toscane. «L'agricoltura in Toscana vive un momento difficilissimo: l'età media dei produttori si aggira sui 62 anni ed il reddito medio si abbassa. Dobbiamo la vorare per invertire questa tendenza. Anzitutto puntando, come detto, sulla qualità dei prodotti, ma anche su una migliore distribuzione dei margini lungo tutta la filiera. Su questo la Regione può giocare un ruolo importante. Di sicuro non è pensabile aspettare fino al 2013, il nuovo PSR, occorre invece creare un meccanismo affinchè le difficoltà di filiera diventino una delle priorità del nuovo PSR». Infine la programmazione, con la richiesta di impostare il lavoro secondo una logica di circolarità. «Ovvero di pari dignità. Sul piano decisionale – ha detto chiudendo il proprio intervento - tutti devono essere messi in grado di dire la propria, sempre ovviamente nel rispetto di ruoli e competenze. Anche questo è un passo da compiere il prima possibile, nell'interesse dell'agricoltura toscana, con il consenso e la convinzione di tutti».