Innovazione/ARTICOLO

Siena: al Santa Chiara il primo Fab Lab universitario della Toscana

Sono 9 in tutta la Regione ma solo quello della città del Palio è legato a un Ateneo, proviamo a scoprire come funziona con la professoressa Maria Pia Maraghini

/ Federico di Vita
Ven 9 Ottobre, 2015

Sono 9 in tutta la Toscana – che presto diventeranno 14 – e il Polo di Navacchio li sta costituendo in un vero e proprio network regionale, parliamo dei Fab lab, le nuove strutture di sviluppo e ricerca che formeranno gli “artigiani del futuro”. Di tutti, al momento, l’unico a essere legato a un’Università è quello di Siena, che è inoltre il solo in tutto il sud della Regione.

Aperto all’interno del progetto Santa Chiara Lab – uno spazio laboratoriale, espositivo e di dialogo multidisciplinare – l’intento di questo nuovo tipo di struttura è quello di integrare formazione universitaria e lavoro, cercando di formare nuove figure professionali capaci di utilizzare non solo i materiali tradizionali ma tutto un set di strumenti innovativi (come le stampanti 3D, l’elettronica e la sensoristica).

Il Santa Chiara Lab (il cui Fab Lab è riconosciuto dalla Fab Accademy, il network del MIT di Boston che mette insieme tutti i laboratori di questo tipo che rispondano a determinati standard a livello mondiale) è una struttura dedicata all’integrazione tra università e mondo delle imprese, un luogo dove i giovani potranno iniziare a progettare in prima persona, sviluppando così le competenze trasversali (le cosiddette Soft o Transversal skills) che il mondo del lavoro oggi richiede ai laureati di qualsiasi area disciplinare.

Il laboratorio di Siena è un’officina aperta a tutti: universitari italiani e stranieri, ricercatori, allievi e docenti delle scuole medie e superiori, artigiani, imprenditori, finanziatori, inventori e policy makers, chiunque intenda collaborare con le istituzioni culturali e con le imprese attente ai temi di interesse del laboratorio. Laboratorio che a sua volta mette a disposizione spazi fisici e spunti per tentare di sviluppare le capacità che consentano di gestire il processo che da una nuova idea porti alla sua realizzazione e diffusione commerciale. Abbiamo chiesto alla professoressa Maria Pia Maraghini, referente scientifico del progetto, di presentarci più nel dettaglio il laboratorio della città del Palio.

“Il Santa Chiara Lab è una struttura nel cuore di Siena, individuata come il luogo dove saranno sviluppate le attività in grado di favorire la futura “occupabilità” dei nostri studenti, attraverso competenze trasversali che non sempre si formano in un classico percorso universitario.

Da un lato occupabilità dunque, e dall’altro quella che negli Stati Uniti chiamano Open innovation, l’innovazione multidisciplinare che scaturisce dall’incontro di diverse le attività. Il laboratorio sarà infatti anche un luogo di socializzazione tra studenti di economia, medicina, ingegneria e via dicendo. Ci saranno database per fare analisi di mercato riguardo a una particolare idea, così come si moltiplicheranno le occasioni di interscambio e sviluppo. Open è infatti da intendersi anche in senso letterale, il Santa Chiara è aperto a tutti: agli studenti ma anche ai cittadini e alle imprese che vogliano partecipare a un processo di co-creazione. Si potrà testare l’applicazione di nuove idee anche a prodotti artigianali locali, perché il Fab Lab è al servizio del territorio.

Al centro dell’area ricreativa ci sarà il laser-cut, proprio per stimolare al massimo quello che vorrei chiamare un caos creativo. Abbiamo individuato quattro aree di lavoro da cui partire, sono quelle in cui l’Ateneo può vantare eccellenze: il cultural heritage, l’agroalimentare, la sanità, e la sostenibilità – ma in realtà sarà possibile provare a realizzare qualsiasi tipo di progetto”.