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Siena: sequenziato il primo antico genoma completo africano

Proviene da uno scheletro rinvenuto in uno scavo in Etiopia, allo studio hanno partecipato Mauro Coltorti e Pierluigi Pieruccini dell’Università di Siena

/ Redazione
Ven 9 Ottobre, 2015

È stato estratto da uno scheletro vecchio 4500 anni il più antico genoma completamente sequenziato di un individuo del continente africano. Il DNA apparteneva a un uomo tra i trenta e i cinquant’anni le cui ossa sono state rinvenute nel 2012 sull’altipiano del Gamo, nel sud dell’Etiopia, all’interno di una grotta chiamata “Mota”. Allo studio – pubblicato sulla rivista Science hanno partecipato Mauro Coltorti e Pierluigi Pieruccini del dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, tra i protagonisti della scoperta e dello scavo dei resti.

“Bayira” o “il primo nato” – questo il nome con cui è stato chiamato lo scheletro – è stato trovato in una sepoltura costituita da un piccolo tumulo di rocce basaltiche risalente a quel periodo. La tomba era a circa 60 centimetri di profondità coperta da una sequenza di strati di cenere. Il corpo, in posizione fetale, era orientato nord-sud, con la testa su un cuscino costituito da una pietra. Era rivolto verso occidente, con le mani incrociate sotto il volto. Nella sepoltura erano stati depositati un geode e oltre due dozzine di strumenti di ossidiana, selce e basalto.

Oltre a essere il primo genoma antico completamente sequenziato proveniente dall’Africa, Bayira è anche antecedente alla migrazione dall’Eurasia verso il Corno d’Africa, avvenuta circa 3000 anni fa. Il suo DNA non contiene infatti alcun gene che possa legarlo al ceppo di quella provenienza, confermando così la tesi che i geni euroasiatici presenti nelle moderne popolazioni africane derivino da migrazioni più recenti. Studiando il genoma di Bayira si otterranno elementi per comprendere l’espansione fuori dall’Africa dell’Homo sapiens e i suoi successivi spostamenti tra continente nero ed Europa. Il suo DNA fornisce infatti informazioni sulla vita in epoca preistorica sugli altopiani etiopici. Sono evidenti tre varianti genetiche – comuni tra i moderni uomini di quelle aree – che indicano adattamenti alle condizioni di scarsità di ossigeno in alta quota.

Le informazioni ottenute permetteranno anche di formulare ipotesi sulla storia della popolazione del sud-ovest dell’Etiopia, considerato che il DNA in questione risulta geneticamente più vicino al gruppo etnico degli Ari, etnia di lingua omotica che abita oggi in quell’area. Finora il DNA di nessun individuo di etnia Gamo è stato sequenziato e sarà quindi necessario proseguire nello studio per comprendere appieno la relazione genetica tra Bayira e la popolazione attuale.

La ricerca, finanziata dal National Science Foundation (USA) in collaborazione con l’Autorità per la Ricerca e la Conservazione del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura dell’Etiopia e il Museo Nazionale dell’Etiopia, è coordinata dal 2005 da Kathryn Arthur e John Arthur (University of South Florida St. Petersburg) e da Matthew Curtis (Ventura College and UCLA Extension).