Cultura/ARTICOLO

Sondaggio "WineNews": il Chianti tra i vini-simbolo dell'Italia

I 150 anni dell'Unità d'Italia raccontati dalle tradizioni e dai vini del territorio

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
vino rosso
Il Chianti Classico toscano è al secondo posto tra i vini-simbolo dell'Italia. E' quanto espone un sondaggio del noto portale degli appassionati del buon bere, WineNews.
I risultati di questa indagine dimostrano che per gli eno-appassionati l’Italia si unisce anche nel bicchiere: il Barolo è il vino che più evoca l’Unità del Paese (per il 55% del campione), seguito dal Chianti Classico (30%) e dal Marsala (13%). E tra i territori del vino che più la rappresentano, spicca in testa il Piemonte con Barolo e Langhe, indicato dal 42% degli eno-appassionati, e poi la Toscana con il Chianti Classico (28%) e quindi la Sicilia con Marsala (12%), ovvero i luoghi che hanno fatto da sfondo all’epopea unitaria e alle azioni di quei personaggi del Risorgimento.
Ecco quindi che cosa hanno in comune Camillo Benso Conte di Cavour, Bettino Ricasoli e Giuseppe Garibaldi. Oltre ad aver fatto l’Italia unita 150 anni fa, erano anche uomini legati all’agricoltura: i primi due imprenditori agricoli e Garibaldi apicoltore a Caprera. Una passione anche nei confronti del vino (soprattutto di Cavour “inventore” del Barolo e di Bettino Ricasoli, “inventore” del Chianti Classico) da sempre prodotto principe della nostra agricoltura, e quindi, del nostro Paese.
Il Conte piemontese, primo presidente del Consiglio dello Stato italiano, non fu soltanto un fine politico ma anche un imprenditore agricolo e si deve a lui l’idea del Barolo come vino di qualità, destinato ai mercati internazionali.
Anche il toscano Ricasoli, immediato successore di Cavour e primo ministro per due volte, fu imprenditore agricolo e, come il suo collega piemontese, fu l’arteficie di uno dei più importanti vini italiani: il Chianti Classico.
E poi Giuseppe Garibaldi, l’“Eroe dei due mondi”, uomo d’azione e “contadino” nella sua azienda agricola sull’isola di Caprera, apicoltore per passione, che sbarcato a Marsala alla guida dei Mille ebbe modo di assaggiare il Marsala Superiore, quel vino dolce e liquoroso, che poco dopo, in suo onore, fu ribattezzato “Garibaldi Dolce”.
Tre uomini diversi ma uniti nell’amore e nella passione per l’agricoltura e pronti a scommettere che l’Italia unita sarebbe ritornata ai fasti dell’antica Enotria, producendo vini in grado di affrontare la concorrenza con quelli francesi.
Il Chianti Classico, che Bettino Ricasoli definiva il Chianti “sublime”, era da lui considerato come prodotto simbolo per l’export di un Paese, capace dunque di rappresentare la storia e la cultura di tutto un popolo. Una visione di lunga portata, quella di Ricasoli che, proprio oggi, sembra trovare la sua piena conferma.
Tra gli enoappassionati c’è anche chi tra i vini-simbolo dell’Unità d’Italia indica il Brunello di Montalcino Biondi Santi, uno dei vini made in Italy più conosciuti al mondo, il cui inventore, Ferruccio Biondi Santi (nonno di Franco Biondi Santi, oggi alla guida della Tenuta Il Greppo) fu un fervente garibaldino.
Da questo sondaggio si esprime l'identità del Paese legata alla storia e alle tradizioni di territori ben precisi. Anche per questo, molti enonauti sottolineano il valore dell’iniziativa di Vinitaly, la “Bottiglia dell’Unità d’Italia” (due blend, il “Vino bianco d’Italia” e il “Vino rosso d’Italia”, con 40 vitigni autoctoni italiani, 20 bianchi e 20 rossi, ognuno proveniente da una delle 20 regioni del Belpaese), pensata per celebrare i 150 anni della storica ricorrenza, un’idea del presidente di Veronafiere, Ettore Riello, lanciata nel Vinitaly 2010 a Verona per la storica visita del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, e subito accolta dal Quirinale con grande entusiasmo ed inserita tra gli eventi maggiormente significativi per il 2011, anno delle celebrazioni, come uniche bottiglie autorizzate a celebrare la ricorrenza nazionale dalla Presidenza della Repubblica.