Lo scorso 13 dicembre, a due anni esatti dalla strage di Piazza Dalmazia di Firenze, nella quale rimasero uccisi Modou Samb Mor Diop, e gravemente feriti Moustapha Dieng e Sougou Mor, si è svolto a Palazzo Strozzi Sacrati il convegno Rispetto e Dignità, no al Razzismo e alla Xenofobia alla presenza di Seynabou Badiane, Ambasciatore Repubblica del Senegal e di Cecile Kyenge, Ministro per l’integrazione. Mor Sougou, in rappresentanza delle famiglie delle vittime, è intervenuto con una sua testimonianza diretta, della quale riportiamo alcuni passi.
“Sono passati ormai due anni da quel 13 dicembre 2011, quando due amici Mor e Moudu, sono stati uccisi in Piazza Dalmazia e da quando la mia vita insieme a quella di Moustapha e Cheikh è cambiata per sempre. Racconterò brevemente a mia storia. Sono venuto in Italia cinque anni fa lasciando in Senegal mia moglie e la mia famiglia. Non potevo più vivere con quello che avevamo e volevo dare un futuro ai miei figli. Prima dell’attentato non mi ero mai confrontato con la parola razzismo. Ero contento di essere in Italia ed ero convinto che se mi fossi comportato bene non dovevo avere paura di niente. Dei momenti dell’attentato non ricordo molto e quello che mi ricordo non lo racconto volentieri. So che quel giorno mi ha cambiato la vita per sempre.
Era il 13 dicembre 2011. Mi trovavo a San Lorenzo con il mio amico Cheikh, stavamo parlando, era arrivata la notizia che avevano sparato a tre ragazzi senegalesi in piazza Dalmazia. Poi … tanta paura, dolore. Mi sono trovato all’ospedale e la domanda era: perchè? Mi domandavo perchè ero lì, perchè proprio io, che cosa avevo fatto per meritarmi tutta questa violenza e se dovevo avere paura di tutti gli italiani. (…) All’ospedale però qualcosa è cambiato. Ho trovato tanta comprensione e rispetto da parte dei medici che mi curavano. (…) La paura non mi abbandona mai nè di giorno nè di notte. Io so che chi mi ha fatto questo a me e ai miei amici, voleva proprio questo. Anche per questo voglio combattere la paura. Io non voglio più avere paura… Dopo due anni e tante cure fisiche sono migliorato molto, ma non riesco a muovere le braccia come prima e non ho più tanta forza nelle mani, forse, non posso più migliorare. Moustapha è uscito solo pochi giorni fa dall’ospedale e la sua vita è segnata duramente. Cheikh si porterà i segni di questo tutta la vita. Io ho un grande nel cuore e sono molto triste, prima riuscivo a sostenere la mia famiglia ma ora sono due anni che non lavoro e ora, che lavoro posso fare?
E’ davvero difficile credere o sperare nel futuro. Io ora insieme a Mpoustapha e Cheikh sono italiano. Per questo colgo l’occasione per ringraziare il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ci ha dato la cittadinanza. Cari amici, io ho ancora fiducia in voi non dimenticatevi di noi non lasciateci soli".