Tanta paura ma nessun danno a persone e cose per il terremoto che nella notte tra sabato 12 e domenica 13 settembre è tornato a battere nel Chianti fiorentino, dove altri eventi sismici si erano verificati tra dicembre e marzo scorsi, creando non poca apprensione. Alle 3.04 è stata registrata una scossa di magnitudo 3.7, a una profondità di 9 km, tra i comuni di San Casciano e Greve, nella zona di Montefiridolfi, già epicentro in passato, a sud del capoluogo toscano dove peraltro il sisma è stata avvertito così come pure a Siena, a Prato e anche a Pistoia, riferisce la Protezione civile della Città metropolitana di Firenze.
Numerose le chiamate ai centralini di vigili del fuoco e anche della Protezione civile, anche sui social network è rimbalzato lo spavento. C'è stato chi ha avvertito un boato e il letto tremare, alcune famiglie sono scese in strada, ma si è trattato di qualche "caso sporadico", "non si sono verificate situazioni critiche", si spiega in una nota delle amministrazioni comunali di San Casciano, Greve, Barberino e Tavarnelle, i territori più prossimi all'epicentro, insieme a Impruneta. "I primi riscontri effettuati dai tecnici comunali e dai volontari della Protezione civile - si aggiunge nella nota dei quattro Comuni - non hanno fatto emergere alcun problema agli edifici. La scossa è stata avvertita nettamente da tutta la popolazione chiantigiana".
"Continueremo a monitorare la situazione - commentano i sindaci Massimiliano Pescini, Paolo Sottani, David Baroncelli e Giacomo Trentanovi - in modo da essere aggiornati continuamente sull'evoluzione del sisma che questa notte si è verificato - precisano - con un singolo episodio".
Eventi simili in Chianti, scosse superiori a magnitudo 3, ha fatto il conto la Protezione civile provinciale, si sono verificati già altre 16 volte a dicembre e 2 a marzo, spesso di notte. La scossa più forte il 19 dicembre, 4.1, registrata peraltro di mattina: allora l'Ingv parlò di uno sciame sismico - decine e decine le scosse - "di cui era impossibile prevedere la durata", fu disposta per precauzione anche la chiusura delle chiese, oltre che delle scuole e furono non pochi a dormire fuori casa.