Il rilancio dell’economia pratese e del distretto tessile non può che passare dall’innovazione: questo il tema al centro dei due protocolli che sono stati firmati stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze: uno tra la Regione Toscana e il Pin, la società consortile che funziona da cerniera tra università e territorio, e l’altro con il Buzzi, scuola storica della città, che per anni ha sfornato chimici e periti tessili del distretto pratese ma anche l’istituto a cui si rivolgono per il suo laboratorio di analisi, attivo dal 1898, tante aziende da tutta Italia e addirittura i Nas, il nucleo antisofisticazioni dei carabinieri, o la Guardia di Finanza.
Al Pin viene chiesto un supporto scientifico e logistico per dare corpo e sostanza al Progetto Prato: dritte e sguardo lungo per imboccare da subito la rotta giusta o comunque consigli sui possibili pericoli in agguato. In particolare l’attività di studio e consulenza riguarderà prioritariamente la redazione di progetti relativi ai seguenti argomenti: alternative strategiche per l’area del distretto (servizi finalizzati al trasferimento tecnologico, rete d’impresa, distretto verde); emersione delle imprese e del lavoro non regolare; innovazione dei processi di inclusione sociale e coordinamento all’insieme delle conoscenze dulla realtà sociale ed economica del distretto e supporto alla progettazione europea.
Relativamente alla ricerca di interesse del settore tessile e della sostenibilità ambientale i temi saranno la ricerca di nuovi materiali, il risparmio energetico, le energie rinnovabili, il riciclo degli scarti e delle produzioni industriali, il trattamento delle acque industriali e civili e poi la gestione del ciclo dei rifiuti, analisi macroeconomiche e possibili opportunità commerciali. Al gruppo di ricercatori universitari saranno chiesti studi da condividere tra i vari attori del sistema, progetti e analisi di approfondimenti. Per il primo anno di attività la Regione ha messo a disposizione 55 mila euro, ma l’accordo potrà essere rinnovato fino a quattro anni.
Quanto al Buzzi, l’idea è invece quella di mettere a sistema i controlli sull’intera filiera del tessile, creando una rete tra i laboratori pubblici che ogni giorno controllano la qualità dei tessuti ma anche la sicurezza delle diverse fasi di lavorazione, come i laboratori di prevenzione delle Asl e dell’Arpat. Del progetto si era già parlato la scorsa primavera a Prato, in un affollato incontro organizzato dalla Regione con imprenditori, sindacati e studenti. Stamani l’idea ha preso la veste, concreta, di un’intesa. Anche in questo caso l’accordo vale un anno, ma può essere rinnovato fino a quattro: 30 mila euro le risorse messe a disposizione dalla Regione per partire. L’obiettivo è altrettanto chiaro. Certificare prodotti e processi può infatti dare una patente di qualità alle aziende più virtuose creando un polo di eccellenza, può guidare il consumatore a scelte più consapevoli e può dunque alla fine aiutare il tessile pratese, che soffre la concorrenza dei paesi emergenti meno sensibili su certi temi e di una parte almeno del distretto cinese parallelo. Con un occhio, anche in questo caso, alla ricerca e lo sviluppo di nuovi tessuti e nuovi processi.
Dal 2009 al 2010 la Regione ha già sostenuto in tre diverse tranche 133 progetti e 300 aziende che hanno investito 161 milioni per innovarsi. Cinque erano progetti pratesi. E nel 2011 altre risorse sono state destinate a ricerca e sviluppo. Da qui poi al 2013 altri 580 milioni, per l’innovazione, sono previsti dal piano regionale di sviluppo economico.