Cultura/ARTICOLO

The Stone River, anteprima a ParigiIl doc di Donfrancesco sui cavatori

Il film di Giovanni Donfrancesco selezionato al Cinema du réel conferma la grande vocazione toscana al cinema del reale

/ Elisabetta Vagaggini
Lun 24 Marzo, 2014
The Stone River

La programmazione cinematografica in sala si arricchisce sempre di più di documentari d'autore, come dimostra il coronamento all'ultimo festival di Venezia di Sacro Gra, di Gianfranco Rosi, il successo di rassegne come il Mese del Documentario, che si è appena concluso dopo una tournée italiana, e il premio assegnato dal Festival Internazionale del Film di Roma al film TIR, di Alberto Fasulo, in equilibrio tra realtà e finzione ma che racconta in modo documentaristico la vita di chi lavora e vive sui giganti della strada.

La Toscana in questo campo eccelle da sempre, avendo una vera e propria vocazione al cinema del reale, come dimostra la presenza del principale festival sul documentario, il Festival dei Popoli, che si tiene già da cinquantacineque edizioni. Dopo una stagione molto intensa, che ha visto arrivare in sala i documentari realizzati in Toscana grazie al Fondo Cinema della Regione e il Fondo Incoming di Toscana Film Commission, come Per Ulisse di Giovanni Cioni e 140, di Manfredi Lucibello, entrambi presentati al Festival dei Popoli, e ancora Fedeli alla linea. Giovanni Lindo Ferretti, di Germano Maccioni, I Cavalieri della laguna, di Walter Bencini, che racconta la storia della comunità di pescatori della laguna di Orbetello, presentato al Festival di Berlino, arriva il 24 marzo al Cinema du reél, al Centre Pompidou di Parigi, il documentario di Giovanni Donfrancesco, The Stone River.

Il documentario è incentrato sul racconto di un anziano scultore che vaga nel cimitero di Hope, in un villaggio del Vermont negli Stati Uniti, dove all'inizio del secolo scorso si aprivano le cave di granito più grandi del mondo, e interroga idealmente i cavatori che da Carrara emigrarono in America per trovarvi presto la morte. Il film è girato tra Carrara e il Vermont e si compone di documenti d'epoca. Il regista ha infatti ritrovato in un archivio 150 interviste fatte da scrittori americani negli anni '30 agli abitanti di Hope. Ed ha riportato alla luce le testimonianze di quanti lavorarono alle cave. Ha così scoperto che gran parte dei cavatori erano italiani provenienti da Carrara. E' poi andato proprio nella città toscana a parlare con i discendenti di quei lavoratori, ricostruendo così una storia che racconta di un duro lavoro, portato avanti per la sopravvivenza, ma che costò la vita a molti cavatori, dal momento che il granito è molto più tossico del marmo e provoca molto facilmente la silicosi.

Tra i prossimi documentari in arrivo nelle sale, c'è anche La memoria degli ultimi, di Samuele Rossi, che racconta la vita di un gruppo di partigiani, uomini e donne, nel corso della seconda guerra mondiale.