Lieve miglioramento ma preoccupa lo stallo e la crescente percentuale di 'poveri lavoratori'. Questi alcuni dei dati emersi dal rapporto Caritas presentato assieme alla Regione che fotografa una Toscana con alcuni segni di risalita - diminuisce dell'1,6% il numero complessivo di coloro che vivono sotto la soglia di povertà - ma che ha sempre oltre 190 mila residenti, paragonabili (per rendere l'idea) all'intera città di Prato, che non raggiunge la soglia di povertà.
Tra le oltre 26mila persone che si sono rivolte ai 213 centri d'ascolto della Caritas, diminuiscono i 'poveri cronici' - quelli seguiti da un periodo maggiore di sei anni - che passano da 5.248 del 2013 ai 4.781 del 2014; mentre l'aumento più significativo si è registrato tra quelli della fascia 'intermedia', e che risulta in povertà da un periodo compreso tra 1 e sei anni, che sono lievitati d 9.888 a 11.536.
"Una situazione di fragilità - sottolinea Riccardo Fontana, delegato Cet per le Caritas - anche di tipo economico, che è il frutto dell'indebolimento delle famiglie, che in passato hanno sempre sostenuto parte delle spese dell'intero nucleo e soprattutto quello delle nuove generazioni. Un sistema intergenerazionale che, prima di questi ultimi anni , aveva sempre funzionato".
Continua a diminuire anche la forbice tra italiani ed immigrati: nella percentuale totale, 'solo' il 65,6% è straniero, confermando un trend che - dall'80% del 2007 (penultimo anno pre-crisi) - è stato segnato da continue diminuzioni (era il 68% nel 2013).
Non solo disoccupati. Fra le cause e i fattori scatenanti la mancanza di lavoro continua ad avere un ruolo determinante, anche se preoccupa l'aumento della quota di poveri attribuiti alla fascia di lavoratori e pensionati, coloro che - nonostante un reddito - si rivolgono per un aiuto di tipo economico alle strutture Caritas. Nel 2014 sono stati 2.873 gli occupati toscani e quasi mille i pensionati che hanno dovuto fare richiesta, pari al 18% del totale.
Tra le comunità immigrate che si rivolgono ai centri di ascolto, rimane al primo posto quella della Romania, seguita a breve distanza da quella del Marocco, mentre sono più distanti quelle dell'Albania e del Perù. Tra le prime comunità, comunque tutte in calo (anche marcato), aumenta quella senegalese, che passa dalle 479 richieste del 2013 alle 590 del 2014.
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