Il paesaggio non è solo quello scorcio bucolico e suggestivo che certe cartoline sono capaci di riproporre. Quegli orizzonti esistono. E si possono vivere e toccare con mano anche tutti i dettagli che li compongono. Ma il paesaggio, nel suo insieme, è qualcosa di più complesso, e forse proprio per questo racchiude una bellezza ancor più variegata. Una definizione condivisa si ritrova nella Convenzione europea del paesaggio. Nella quale si legge che il pesaggio "designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni".
Anche di questo si parlerà nel corso del convegno dal titolo "Dalla pianificazione alla gestione partecipata del paesaggio", organizzato dall'Osservatorio regionale del paesaggio insieme al Garante regionale dell'informazione e della partecipazione. L'appuntaento è pervenerdì 26 ottobre 2018 (Educatorio Fuligno, Via Faenza 48, a Firenze). «È il primo appuntamento organizzato direttamente dall'Osservatorio» spiega il presidente Mauro Agnoletti. «Ci presenteremo, ci metteremo a confronto con gli altri osservatori italiani e non. Insomma, sarà l'occasione per fare il punto della situazione sul Pit e sul paesaggio toscano, favorendo inoltre anche il percorso di partecipazione».
Di cose, in questi anni, ne sono accadute tante e il Piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico (il Pit, appunto) è una di queste. Un passo importante per la Toscana, che ha attivato anche l'Osservatorio regionale. Negli ultimi due anni si sono istituiti gruppi di lavoro, sono state attivate collaborazioni con altri osservatori ed è stato avviato un sistema di monitoraggio del mosaico paesaggistico.
Attività che hanno avuto un respiro internazionale con - tra l'altro - l'inserimento del Pit toscano nel rapporto delle Nazioni Unite sullo stato delle foreste e nel programma mondiale della Fao sul paesaggio agrario. «L'Osservatorio ha organizzato un convegno sui sistemi terrazzati, partecipato a vari incontri con l'assessorato all'urbanistica e molto altro» ricorda Agnoletti. «Ora, in questa fase concomitante con la scadenza dei due anni di attività, ci presentiamo pubblicamente».
Tre sessioni scandiranno (e declineranno) i temi della giornata. Oltre alla partecipazione, particolare attenzione sarà dedicata alle trasformazioni. «Tra i fenomeni evidenziati dal monitoraggio fin qui svolto, il principale è quello che registra un progressivo processo di abbandono del territorio rurale, che comprende soprattutto le aree montane» spiega Agnoletti. «Non sono inoltre da escludere i processi di urbanizzazione nelle zone in cui si concentrano le aree insediative, in particolare la valle dell'Arno».
Il Pit, seguendo queste indicazioni, ha organizzato i suoi indirizzi sulla limitazione del consumo di suolo. «È l'obiettivo principale, quello su cui ancora si sta lavorando per rendere operativi tutti i regolamenti urbanistici e i piani strutturali dei comuni che dovranno conformarsi» spiega il presidente dell'Osservatorio. «C'è un processo di adeguamento della pianificazione esistente. L'abbandono? Stiamo definendo meglio il fenomeno. Durante il convegno presenteremo lo stato di avanzamento di un progetto di monitoraggio di queste trasformazioni».
Poi c'è il tema della partecipazione. Fondamentale sia per le politiche regionali sia per l'Osservatorio. «Un tema da esplorare» conclude Agnoletti. «La rete degli Osservatori locali, prevista come raccordo tra la popolazione e gli organismi regionali, è all'inizio. Durante il convegno ci confronteremo con le altre esperienze. Compresa quella dell'Osservatorio della Catalogna, la più importante. Cercheremo di creare una corniche a partire dall'ispirazione di questi modelli».