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Uber, il servizio web di mobilità pronto a sbarcare in Toscana

L'app permette ai possessori di smartphone di prenotare un auto personale. Da Milano la società di noleggio punta ad aprire due filiali a Firenze e Pisa, ma non si sa ancora quando

/ Redazione
Mer 28 Maggio, 2014
Uber

Uber, il servizio web di mobilità, è pronto a sbarcare in Toscana. Dopo Milano l'app che permette a chi possiede uno smartphone di prenotare un autista personale, punta su due città: Firenze e Pisa.

Al momento non si sa quando arriverà, ma la numero uno di Uber in Italia, Benedetta Arese Lucini, dichiara: “Noi puntiamo ad estenderci dove c'è più mercato. In tempi di crisi ma anche di grandi innovazioni, la nostra missione è quella di portare l'economia collaborativa in tutto il mondo”.

COME FUNZIONA UBER -  Inventata quattro anni fa da una startup di San Francisco con 80 filiali in tutto il mondo, la società di noleggio auto sostenuta da Google e Goldman Sachs offre due tipi di servizi: Uber Black e Uber Pop.

Uber Black vive di convenzioni con le Ncc, trasporta il passeggero su berline di colore scuro e costa in media il 20% in più di un taxi normale. Uber Pop salta la Ncc e permette, seppure in maniera occasionale, il noleggio delle auto private guidate da pensionati e studenti senza licenza. L'app si muove solo sulla rete e lo scambio commerciale avviene esclusivamente per via telematica. Uber trova l'auto più vicina a disposizione.

La individua grazie alla geolocalizzazione iOs e Android per Iphone, Samsung e altre marche. E' sufficiente un click per far arrivare la macchina. Il pagamento del viaggio avviene solo attraverso la carta di credito. Il prezzo è stabilito prima di partire. I soldi pagati vanno prima a Uber, mentre il conducente incassa a fine mese il corrispettivo del 20% relativo ai viaggi totalizzati.

LE LEGGE 21/92 – L'impressione è che la start up si stia muovendo in una casistica non coperta dalla legge 21 del 1992 che regola il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea. La normativa dice che ci vuole la licenza, ma non specifica quali siano le situazioni in cui si può parlare di lavoro. Ed è in questa zona grigia che s'è infilata la app.