Cultura/ARTICOLO

Un Novo Modo anche per l'economia ripartendo dai 'capitali pazienti'

Intervista all'economista Andrea Baranes di Banca Etica e tra i promotori dell'inserimento di tasse sulle transazioni finanziarie

/ Redazione
Lun 19 Ottobre, 2015
Andrea Baranes Novo Modo

Un Novo Modo per l'economia. Questo il contributo che Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale di Responsabilità Etica (FCRE), porterà alla seconda edizione di Novo Modo, la manifestazione che dal 23 al 25 ottobre 2015 si confronterà sulle soluzioni per il superamento delle disuguaglianze, tema scelto per l'anno in corso.
Baranes, oltre al ruolo all'interno di Banca Etica, è portavoce della campagna per l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie ed è stato responsabile delle campagne su istituzioni finanziarie private presso la CRBM. Autore di diversi libri sui temi della finanza e dell'economia, tra i quali "Finanza per Indignati" (Ponte Alle Grazie), “Come depredare il Sud del mondo” e “Il grande gioco della fame” (Altreconomia) e “Per qualche dollaro in più – come la finanza casinò si sta giocando il pianeta” (Datanews), collabora con diverse riviste specializzate nel settore economico e della sostenibilità, quali “Valori” e “Altreconomia”.

Baranes, si può dire che il primo passaggio verso la disuguaglianza economica è stato compiuto nel momento in cui le grandi multinazionali o i grandi istituti bancari hanno iniziato a spendere soldi che in realtà non erano presenti?
È uno dei fattori paradossali della crisi le diseguaglianze continuino ad aumentare, sia quelle di reddito sia quelle di ricchezza, in tutto il mondo. Se c'è stata una debole ripresa dell'economia, questa ha riguardato solo l'1% della popolazione sempre più le fasce più deboli, ma anche la classe media, sta scivolando verso la povertà. Quindi si sta uscendo dalla crisi esasperando le cause che ci hanno portato nella crisi stessa.

Crisi che, con un Pil solo ora in leggero aumento, ha comunque ridotto notevolmente i consumi
In questo momento la parola d'ordine è quella della competitività, che sembra un valore a sé stante, perché l'unico obiettivo è quello del 'chi esporta di più vince', a costo di tagliare i diritti di lavoratrici e lavoratori, in una gara continua verso il fondo. Per questo, lavoratori sempre più poveri non riescono nemmeno più a consumare. Per assurdo, o qualcuno riuscirà ad esportare anche su Marte o se da una parte c'è chi vince dall'altra ci sarà sempre e comunque una parte perdente.

Su quali basi si dovrà creare la 'nuova uguaglianza' a livello economico?
Una strada diversa significa una reale progressività fiscale, mentre oggi si sta andando nella direzione opposta, con un livellamento che premia comunque chi già ha di più. Deve essere poi pensato un diverso modello economico, che va ben oltre il rilancio dei consumi, per esempio con investimenti di lungo periodo con la mobilità sostenibile, per la ricerca o per la formazione. Ci sarebbe bisogno di 'capitali pazienti' per pensare da qui a venti anni, e non per millesimi di secondo come fanno le economie private e pubbliche, perché massacrate dal raggiungimento immediato del risultato l'una e dalla tenaglia dell'austerità l'altra. Si procede verso un modello insostenibile non solo a livello economico, come già avviene, ma anche a livello sociale.

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