Una balena preistorica circondata da una ricca fauna fossile, testimonianza della comunità marina che si è venuta a creare attorno al cetaceo adagiatosi sul fondale. È la sorpresa offerta a partire dal 12 maggio dal Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze con "Storie di una balena", nuova sala espositiva permanente all'interno della sezione di Geologia e Paleontologia, già ricca di importanti testimonianze fossili della Toscana.
Lo scheletro del cetaceo, risalente al Pliocene e lungo 10 metri, è stato rinvenuto nel 2007 presso Orciano Pisano, in un campo coltivato, alla profondità di appena 50 centimetri. La balena, recuperata nella sua connessione anatomica e restaurata dai paleontologi dell'Ateneo, viene esposta insieme ad altri reperti fossili (mammiferi, pesci e invertebrati) che per lungo tempo hanno ricavato risorse energetiche dalla decomposizione della carcassa.
"Per la prima volta in Italia sarà possibile osservare - spiegano i curatori Stefano Dominici ed Elisabetta Cioppi - che cosa è successo in tempi geologici nella comunità marina creatasi alla morte della balena. Vogliamo offrire la sensazione di camminare sul fondo del mare dell'antichità, a 100-150 metri di profondità, grazie anche a un allestimento innovativo, coinvolgente e multimediale, curato dall'architetto Lorenzo Greppi".
Il percorso espositivo presenta, fra l'altro, le varie specie che hanno tratto energia vitale dalla carcassa, anelli della catena alimentare dell'ecosistema: squali, granchi, ricci di mare. E, ancora, gli animali vissuti insieme alla balena: delfini, capodogli, foche, razze e altri pesci, tartarughe marine e uccelli. "Con l'inaugurazione di questa nuova sala - spiega il presidente del Museo di Storia Naturale Guido Chelazzi - la sezione di Geologia e Paleontologia, si apre all'ambiente marino, mettendo in mostra per la prima volta, accanto alla balena di Orciano, resti fossili di comunità biotiche del lontano Pliocene".
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