Cultura/ARTICOLO

Vallombrosa, una “ecostoria” tutta da scrivere

La magnifica foresta divenuta un simbolo dell’equilibrio tra uomo e natura

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
vallombrosa

La foresta di Vallombrosa, che si estende sul Pratomagno a breve distanza dalla Consuma nel comune di Reggello, rappresenta uno dei patrimoni naturalistici più importanti della Toscana e dell’Italia: essa nacque intorno all’anno Mille quando i monaci benedettini cominciarono a coltivare il bosco con piantagioni di faggio, abete, cerro e castagno, rendendo produttivo un terreno incolto e selvaggio. I religiosi, che avevano ricevuto queste proprietà dalla Badessa Itta di Sant’Ellero, riuscirono a mettere a frutto un’area di 3000 ettari quadrati. La scelta fu quella di privilegiare la coltivazione dell’abete bianco, i cui tronchi, circa 1000 pezzi l’anno, venivano inviati via fiume verso Livorno, dove rifornivano l’industria cantieristica, oppure verso le città della Toscana interna dove invece venivano utilizzati per la costruzione di case e palazzi. L’abete bianco infatti è un legno robusto, ma anche “altamente fendibile” (tende a spaccarsi lungo le fibre), quindi facilmente lavorabile. Già in epoche antiche veniva utilizzato per realizzare tavole, pali e alberi per navi : “il taglio avveniva sempre a raso – scrivono Piero Gatteschi e Raffaello Meli In Toscana, l’uomo e l’Ambiente, luglio settembre 2008, Nte, Firenze – fra i 70 e i 100 anni, e la rinnovazione era artificiale posticipata” Secoli dopo, con l’avvento del Regno d’Italia, il bosco di Vallombrosa entrò a far parte del Demanio statale. I poderi presenti nella foresta vennero quasi tutti venduti passando in mano ai privati e venne varato un “piano di assestamento”, che “dette ufficialmente inizio – scrivono i due autori - alla politica seguita senza interruzione dall’Amministrazione dello stato per quasi un secolo”. Essa comprendeva la “conversione a fustaia della maggior parte dei cedui (con abete bianco, ma anche con pino nero e doulglasia) e potenziamento della rete stradale (costruzione della strada "carrozzabile" da Paterno e Vallombrosa)” Il taglio a raso era previsto con un turno di 80 anni (poi allungato in certi casi fino a 100) e si procedette ad un rimboschimento di tutti i terreni nudi e a pascolo. Nel monastero dei monaci vallombrosiani trovò posto il Regio Istituto Superiore Forestale, che nacque nel 1869 sull’esempio delle analoghe esperienze francesi. Negli anni questo istituto ha sfornato “i tecnici più preparati dell’amministrazione forestale italiana.”

Dove mangiare e dove dormire

Vallombrosa, con le sue bellezze naturalistiche e storiche, è una delle località toscane più adatte a passare una vacanza rilassante e piacevole. Le opportunità per soggiornare e fermarsi a pranzo o cena sono molte. Tra i tanti alberghi ci piace segnalare il bellissimo hotel Croce di Savoia, situato ad un chilometro di distanza dall’Abbazia. Immerso nella natura e nel verde permette di raggiungere facilmente la montagna e progettare escursioni o gite in mountain bike. Per mangiare consigliamo “Da Giacomo. il ristorante dei sognatori”, che offre piatti della tradizione toscana, cucina casalinga, con piatti a base di tartufo e funghi porcini, nonché una selezione di vini toscani molto raffinati.

Ristorante Giacomo

Loc. Saltino

50060

Reggello (FI)

Tel. 055 862185

Hote Croce di Savoia

Loc. Saltino

50060

Reggello (FI)

Tel. 055862035