Cultura/ARTICOLO

Valtiberina... vedute dal fiume

Un viaggio nei bacini in una delle zone simbolo del Belpaese

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013

Il Tevere, fiume tanto importante per la storia di Roma quanto il Nilo lo è stato per gli antichi egizi, nasce sul versante sud del Monte Fumaiolo. Nel suo primo tratto, una volta arrivato in piana, percorre una vallata che si situa ai confini tra la Toscana e l’Umbria, divisa tra una zona collinare e i primi contrafforti dell’Appennino. Il Tevere compie i sui primi passi all’altezza delle sorgenti dette Le Vene (1270-1280 metri di altitudine), distanti solo 10 metri di distanza l’una dall’altra e circondate da un bellissimo bosco di faggi. Un cippo rammenta che “qui nasce il fiume sacro ai destini di Roma”: la leggenda farebbe derivare il nome dal tal Tiberino, uno dei compagni di Enea, che trovò la morte nelle sue acque. Dal monte Fumaiolo il Tevere compie uno spettacolare percorso tra gole e salti, tra le quali si segnala la Cascata delle Trote sul torrente Alfero, alta più di 18 metri. Il primo paese toscano che incontra il fiume è Pieve Santo Stefano che deve il suo nome ad un nobiluomo di nome Stefano, che caduto nei gorghi del fiume, invocò Santo Stefano, riuscendo a salvarsi. In segno di ringraziamento e devozione fece costruire la pieve dedicata al Santo. Seguendo le vie d’acqua della zona si arriva al tempietto di Santa Maria dopo il ponte sul torrente Colledestro. In realtà questo edificio sacro a pianta ottagonale era in origine un tempio pagano dedicato al dio Tevere e alle Ninfe, come attesta un’antica epigrafe. A Sigliano, poco lontano da Pieve Santo Stefano è possibile raggiungere le sorgenti dell’acqua Cetra, un’acqua minerale fredda, con una particolare composizione chimica bicarbonatica-sodica – magnesica. Superato il territorio di Pieve Santo Stefano le acque del Tevere arrivano all’invaso di Montedoglio, una diga costruita negli anni Ottanta nel Novecento, che è diventata uno dei riferimenti paesaggistici della Valtiberina ed una delle mete più ambite dai patiti della pesca. Il lago, che contiene il Tevere a valle della confluenza del torrente Singerna e Tignana, ospita infatti molte specie ittiche, come cavedani, barbi, vaironi, scardole, lasche, carassi, tinche, carpe, trote e persici reali. Se dal Tevere ci spostiamo sul crinale dell’Alpe della Luna, entriamo nell’area del bacino del Marecchia (dal latino maretum “luogo palustre”). Prima di addentrarsi nelle Romagne per sboccare nell’Adriatico il fiume percorre il centro di Badia Tedalda, uno dei borghi storici più interessanti della Toscana, le cui origini risalgono al periodo romano. La cittadina è il punto di riferimento della riserva naturale dell’Alpe delle Luna, un vasto territorio boschivo (1540 ettari), che conserva ancora le caratteristiche di un ambiente selvaggio, senza grandi strade di comunicazione e insediamenti abitativi.