In ricordo di Venturino Venturi, a dieci anni dalla sua morte avvenuta il 28 gennaio del 2002, si terranno in varie località della Toscana e in Lussemburgo, per tutto il 2012, una serie d’iniziative - mostre, incontri, nuove pubblicazioni - volte a riscoprire la figura dell’artista, tra i più significativi del Novecento in Toscana.
“... un ricordo bello e altissimo di quel tempo in cui ci siamo conosciuti e che siamo stati vicini. Questo ricordo deve essere rinfrescato”. Queste parole, tratte da una lettera inedita del 1940 di Venturino Venturi, rappresentano il filo conduttore e il senso di tutte le attività che saranno dedicate nel 2012 alla figura dell’artista.
Si inizia il 28 gennaio 2012 al Museo Venturino Venturi a Loro Ciuffenna (Ar), alle ore 17.00, con il primo incontro sulla figura di Venturino, organizzato dal Comune di Loro Ciuffenna e dall’Archivio Venturino Venturi, cui interverranno varie personalità che hanno conosciuto l’artista o vicini alla sua opera tra cui S.E. Mons. Luciano Giovannetti Vescovo Emerito di Fiesole e Antonio Natali direttore della Galleria degli Uffizi. Leggono degli scritti inediti di Venturino, I Leggomanti in collaborazione con Pandora Associazione Culturale. E’ l’occasione per vedere, per chi non lo avesse ancora fatto, il nuovo percorso espositivo del Museo, inaugurato a ottobre 2011, che contiene la più importante collezione pubblica di opere di Venturino: 54 disegni e 38 sculture, tra cui capolavori come il ritratto in cemento di Ottone Rosai del 1938 e Ventre, scultura di bronzo del 1961, che inutilmente Henry Moore cercò di acquistare dall’artista per la sua collezione personale.
Il 2 febbraio 2012 al National Museum of History and Art della città di Lussemburgo (MNHA), si terrà la cerimonia di donazione di una delle più importanti sculture di Venturino Venturi, Ritratto di mio padre del 1943 (cemento, cm 42) alla presenza dell’Ambasciatore italiano in Lussemburgo, Raffaele de Lutio, del Direttore del MNHA Michel Polfer e del Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura in Lussemburgo Francesco Neri. Una donazione decisa da Lucia Fiaschi, nipote dello scultore, per rinsaldare ulteriormente i legami esistenti tra il Lussemburgo e Venturino dove l’artista ha trascorso gran parte della sua infanzia e a cui hanno dedicato varie iniziative e mostre nel passato. In Lussemburgo, Venturino aveva vissuto fino all’età di 18 anni, quando finiti gli studi decide di tornare in Toscana, affascinato dai racconti del padre, per vivere nei luoghi che avevano visto nascere e operare i grandi artisti del passato: tutti “nati a pochi passi da casa mia”, com’era solito dire. Il padre Attilio, scalpellino, era stato costretto a lasciare l’Italia, nel 1921, per le sue opinioni politiche riparando in Francia e poi in Lussemburgo con la famiglia. Anni difficili di estrema povertà. Appena dodicenne Venturino inizierà a seguire il padre nei cantieri, cimentandosi con la lavorazione della pietra e realizzando, nonostante la giovane età, le sue prime sculture.
In uno scritto del 1936, Venturino scrive parole commoventi sul padre, la stessa forza e umanità che ritroveremo sette anni dopo nella scultura Ritratto di mio padre: “Il mio babbo! Che figura magnifica. La sua persona nervosa, piena di muscoli induriti: Quelle spalle un po’ ricurve dal lavoro e dal tempo. Le mani dai lineamenti fini ma dure come il ferro. Quella bella testa mobile, la fronte vasta e tormentata. Sembra un genio che fa lo scalpellino…. Uomo di pietra. Non conosce che il dovere, non segue che il suo sentire: Nessuno può piegare questa siluetta tanto nobile e potente. Sembra un ulivo tutto nodoso. Non teme gli uomini, come dice lui - Ho paura solo degli spiriti, perché non li conosco”.
Il mese di aprile 2012 vede ben tre mostre dedicate a Venturino e la presentazione a Firenze, Fiesole, Pontassieve e Loro Ciuffenna del primo volume del catalogo generale dell’opera di Venturino Venturi, con 400 tra dipinti e sculture dal 1950 al 2002, edizioni Carlo Cambi.
La prima delle tre mostre, “Il dono dell’assoluto, Venturino Venturi a Fiesole”, si inaugurerà Il 12 aprile 2012 a Fiesole, in più sedi, nell’ambito delle iniziative per il ventennale della morte di Ernesto Balducci a cui Venturino fu legato da profonda amicizia. La mostra, organizzata dal Comune di Fiesole, dalla Diocesi, dal Capitolo della Cattedrale e dalla Fondazione Ernesto Balducci, indaga il rapporto dell’artista con il sacro attraverso l’esposizione di 50 opere, tra sculture e dipinti, tra cui vari inediti.
Il 14 aprile sarà la volta della mostra “Venturino Venturi 1958” nella Sala delle Colonne a Pontassieve, organizzata dal Comune con l’Archivio Venturino Venturi, che con l’esposizione di grandi carte inedite a tempera e cera, verterà su un anno cruciale per la vita e la produzione dell’artista. Il 1958 fu, infatti, l’anno che vide Venturino riprendere la propria attività dopo la terribile crisi depressiva che lo aveva colto al termine dell’impresa al Parco di Collodi. Ancora ricoverato nell’ospedale psichiatrico di San Salvi a Firenze, i medici gli concessero di disegnare e così, esprimendo la propria sofferenza, si avviò alla guarigione. Con quelle grandi carte con Pinocchio, la Madre e gli amici più cari, Venturino conduce la propria creatività alle sorgenti stesse del fare arte.
Sempre nel mese di aprile, a Prato, si terrà la presentazione al pubblico dell’opera “ Il Vangelo” acquisita dalla Diocesi di Prato per il Palazzo Vescovile. Si tratta di 44 formelle di gesso e polvere di marmo dipinte a olio che rappresentano le storie del Vangelo e di 15 lamine in alluminio a sbalzo con una Via Crucis.
In agosto sarà la volta di una giornata di studi sulla figura e l’opera di Venturino Venturi presso l’Abbazia di Vallombrosa. Per l’autunno, infine, è prevista una mostra dedicata agli splendidi gioielli d’artista realizzati da Venturino Venturi.
PER INFO: Archivio Venturino Venturi tel. 055-9175028 - 348-7915877
BIOGRAFIA
Venturino Venturi nasce il 6 aprile a Loro Ciuffenna., dal padre Attilio Venturi e dalla madre Primetta Gori.
Nel 1923 segue il padre Attilio in Francia, a Etain Meuse. La famiglia resta in Francia sino al 1929, quando decidono di spostarsi in Lussemburgo, ad Esche sur Alzette. È qui che Venturino trascorrerà tutta l’infanzia e compirà gli studi fino alle scuole tecniche, conseguendone il diploma.
Nel 1936 Venturino decide di trasferirsi in Italia, a Firenze, dove, prima presso l’Istituto d’Arte di Porta Romana, allora diretto da Libero Andreotti, poi all’Accademia di Belle Arti, intraprende gli studi per la carriera artistica.
Le conoscenze in ambito fiorentino vengono dall’artista intensamente vissute. I contatti si allargano a comprendere i maggiori esponenti del panorama letterario di quei tempi (Bo, Luzi, Bigongiari, Pratolini e gli altri): erano i tempi delle Giubbe Rosse, quando nel famoso caffè di Piazza della Repubblica erano soliti riunirsi i rappresentanti dell’intellighentia fiorentina.
È del 1938 il ritratto in cemento di Ottone Rosai, oggi conservato presso il Museo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna.
Nel 1939 Venturino partecipa a Firenze alla XI Mostra di Belle Arti. Esegue l’autoritratto in cemento, oggi custodito presso gli Uffizi. Nello stesso anno è richiamato alle armi ed inviato sul fronte albanese, dove l’anno successivo rimane gravemente ferito.
Viene quindi riportato in Italia per essere trasferito all’Ospedale Militare di Firenze, dove inizia una lunga degenza, che durerà sino al 1943.
Ciononostante riesce ad essere presente con proprie opere a tutte le principali rassegne nazionali d’arte indette in questi anni, a Bologna, a Milano e a Firenze. Sono del 1943 i ritratti in cemento della madre e delle sorelle Beppina, Rina ed Emilia. Riprende anche a frequentare gli amici artisti e letterati, nei cui nomi si riconoscono i personaggi che contribuirono a ridisegnare, nell’immediato dopoguerra, il panorama culturale italiano: Bilenchi, Luzi, Montale, Pea, Rosai, Ungaretti e altri, a lui sodali anche negli anni a venire.
Pochi giorni dopo la liberazione di Firenze, nell’aprile del 1945, Venturino allestisce la sua prima personale nella Galleria La Porta, al numero 9 di via Cavour, ove espone sculture, dipinti, bozzetti e disegni, sintesi di dieci anni di lavoro.
Dal 1947 al 1949 Venturino vive a Milano, dove i frequenti incontri con gli artisti più versati nelle ricerche formali, tra i quali Birolli, Chighine e Fontana (che lo invita a aderire al Manifesto dello Spazialismo), intensificano la sua inclinazione per l’astrazione. Sempre a Milano, nel 1948, vince il Premio Gariboldi per la scultura.
Tornato a Firenze, di tanto in tanto si reca in Lussemburgo, dove lavora nelle città di Bastendorf e di Eich. Nel 1950 è anche invitato alla XXV Biennale di Venezia.
Nel 1953 vince in ex-aequo con lo scultore Emilio Greco il Concorso Internazionale per il Monumento a Pinocchio, indetto dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi. La realizzazione dell’opera lo terrà impegnato dal 1954 al 1956. Subito dopo Venturino è costretto ad abbandonare il lavoro a causa di una grave depressione, per curare la quale è costretto a ricoverarsi all’Ospedale Psichiatrico di San Salvi, a Firenze, dove comunque produce una ricca serie di grandi disegni a pastello e tempera su carta, ed esegue un importante autoritratto in pietra serena.
Nel 1959 riprende appieno la sua attività, e partecipa alla VIII Quadriennale di Roma.
Nel 1960 La Galleria La Strozzina di Firenze gli dedica un’importante antologica per la cura di Mario Bergomi. Nel 1961 Carlo Ludovico Ragghianti presenta i Monotipi di Venturino al Gabinetto Disegni e Stampe dell’Università di Pisa. Nel 1962 partecipa alla III Biennale Internazionale di Scultura di Carrara. Nel 1963, durante un soggiorno in Lussemburgo, esegue il Monumento per le Vittime del Nazismo, in pietra savonniere, oggi nella centrale Piazza Tasso di Firenze.
Inizia un lungo periodo che lo vede impegnato nell’esecuzione di grandi monumenti pubblici e in una intensa attività espositiva presso gallerie private e pubbliche.
Tra le più importanti realizzazioni di questo periodo si ricordano: il gruppo bronzeo di San Francesco e la lupa, ad Arezzo, del 1973; il Monumento alla Resistenza di Loro Ciuffenna e quello ai ai Caduti di tutte le guerre di Chitignano, entrambi del 1978. Fra le esposizioni di questo periodo si ricorda la antologica di San Giovanni Valdarno del 1983, cui seguì nel 1988 la mostra tenutasi ad Arezzo e dedicata in gran parte alla sua produzione grafica.
Nel 1992 Venturino esegue a Castelnuovo dei Sabbioni, nel comune di Cavriglia, il murale in ricordo dell’eccidio nazista.
Nel 1993 viene inaugurato il Museo Venturino Venturi nella natìa Loro Ciuffenna, alla presenza dell’allora Presidente del Senato Giovanni Spadolini.
Venturino inizia in quel periodo a vivere nella sua casa lorese.
Nel 1999, nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, viene allestita una importante mostra antologica.
Il 28 gennaio 2002, a pochi giorni dalla inaugurazione in Palazzo Strozzi a Firenze della rassegna Continuità arte in Toscana 1945-1967, curata da Alberto Boatto, dove Venturino è presente con un importante nucleo di sue opere astratte, l’artista si spegne a Terranuova Bracciolini.