Da poche settimane a Massaciuccoli, in provincia di Lucca, è stato inaugurato il padiglione in cui è possibile ammirare i “nuovi” resti della Villa romana (il cui mosaico, esposto ai piedi del comune di Massarosa, ne è diventato per alcuni addirittura il simbolo), reperti di età classica unici, per stato di conservazione e completa accessibilità, in tutto il nord della Toscana. Far tornare alla luce, studiare, mettere in sicurezza e a disposizione di tutti i resti archeologici, è stato possibile grazie al contributo di 875.000 euro messo insieme da Regione e Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. I due padiglioni espositivi in cui è ammirabile tutto quanto resta dell’antica villa romana, distano appena poche decine di metri dalle sponde del suggestivo Lago di Massaciuccoli, in quella che doveva apparire una posizione invidiabile già 2.000 anni fa. Abbiamo parlato con Francesco Ghizzani, direttore dell’area archeologica, del nuovo spazio espositivo e delle tante attività didattiche organizzate da Massaciuccoli Romana.
“Ciò che il nuovo padiglione musealizza è la seconda parte di un unico edificio romano tagliato dalla strada moderna. Questa seconda parte è stata scavata a partire dal 2004, anche se la maggior parte degli interventi sono avvenuti tra 2011 e 2012, sotto la protezione di una tensostruttura che ha permesso a studenti italiani, stranieri e archeologi professionisti di scavare continuativamente per tutto l’anno”.
Ora al posto della tensostruttura c’è un vero e proprio padiglione museale, simile a quello che ospita il resto della villa.
“Il padiglione, progettato dall’architetto Riccardo Pieraccini, è una struttura di legno, vetro e acciaio realizzato sul modello di quello che c’è dall’altra parte della strada, dove una parte dell’edificio antico si vedeva già nel 1931, lì si conservano i resti delle terme di questa villa, che nacque come una fattoria. Si trattava un complesso rustico che poi nel corso del tempo cambiò verosimilmente la sua funzione, diventando una struttura privata che era anche adibita all’accoglienza dei viaggiatori”.
Praticamente era una sorta di antichissimo bed and breakfast?
“In realtà era una pratica piuttosto comune in epoca romana: in zone abbastanza frequentate succedeva che le ville offrissero alloggio ai viaggiatori. Qui oltre alle terme c’era un sacello – cioè una stanza dedicata al culto – stanza che è nella parte nuova e che non ci aspettavamo di trovare, visto che pensavamo di scavare un edificio rustico, e invece l’altare e quella che è la base di una statua di culto fanno pensare a un edificio con una vocazione anche pubblica. Nelle ville romane c’erano spazi dedicati al culto ma erano molto più piccoli, si trattava di armadi, altarini con lari… Invece qui, essendoci un altare e un’intera stanza dedicata a questo scopo, è lecito suppone un culto strutturato, con tanto di sacerdote o sacerdotessa, e questo ci fa pensare che l’utilizzo pubblico dell’edificio fosse molto sviluppato”.
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Come si fa a supporre che l’utilizzo pubblico fosse legato all’ospitalità dei viaggiatori?
“Di solito noi siamo portati a pensare a una sola destinazione d’uso per un edificio, ma in realtà anche in passato potevano essercene molte. Le fonti attestano tante soluzioni, come per esempio quella della taberna deversoria, e dai testi si capisce che queste erano piuttosto comuni nelle ville di lusso, nelle quali spesso si mettevano a disposizione delle stanze per incrementare le entrate di quella che potremmo definire una antica azienda agricola”.
Come mai i due padiglioni della villa sono tagliati dalla strada, quando l’hanno costruita non sapevano della presenza della villa?
“Quando è stata fatta la strada probabilmente hanno fatto finta di non saperlo, anche perché al posto della via non ci dovevano essere grandi strutture. Secondo noi in quel punto ci doveva essere il cortile, un cortile porticato però, dunque ci saranno stati resti di colonne e muri che devono essere stati rimossi. Probabilmente non c’erano mosaici, perché in questa zona di solito le pavimentazioni erano o in terra battuta o fatte di mattoni sbriciolati, e forse anche per questo non si sono fatti tanti scrupoli. Tra l’altro una delle nostre ipotesi è che la strada attuale sia costruita su quella che era la via di ingresso alla struttura romana – che certamente non sarà stata così invasiva come questa strada che invece è qui almeno dal ‘700”.
In conclusione, cosa è che rende unica l’area espositiva di Massaciuccoli Romana?
“La nostra area archeologica è particolare per il contesto naturalistico in cui è inserita, che è piuttosto insolito. Lungo il lago c’è l’oasi della Lipu, con i camminamenti e la possibilità di vedere la palude. Inoltre in alta Toscana di resti romani così ben conservati non ce ne sono, e a essere ben conservato è tutto il contesto naturale in cui si trova l’area archeologica, che infine si segnala in particolare per l’approccio che abbiamo: facciamo diverse attività e siamo stati adottati dalla cittadinanza, che promuove le nostre visite e le tutte le rappresentazioni che organizziamo”.