Cultura/ARTICOLO

Vinum Nostrum

Arte, Scienza e Miti della Civiltà del Mediterraneo antico

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Coppa invetriata, I sec., d.c.
Sebbene il vino vanti origini preistoriche e una probabile provenienza eucaristica, è presso la civiltà ellenistica che esso trova la sua prima prestigiosa collocazione culturale. La mitologia ascrive a Dioniso, che ne fece il suo più caratteristico attributo, la scoperta della bevanda donata da dio all’uomo. Questo “nettare degli dei” appunto è il protagonista della mostra “Vinum Nostrum. Arte, scienza e miti del vino nella civiltà del Mediterraneo antico”, Firenze, Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, che parte da un’idea del Prof. Paolo Galluzzi, curata, nella parte storico-artistica, da Giovanni Di Pasquale, Annamaria Ciarello, Ernesto De Carolis, con la collaborazione di Attilio Scienza, aperta fino al 30 aprile 2011 (catalogo Giunti Editore)

Il percorso espositivo racconta, attraverso il vino, duemila anni di storia: le premesse culturali e religiose, la diffusione geografica della coltivazione, le tecniche agricole, la varietà e le caratteristiche genetiche delle uve, la produzione, il trasporto, le adulterazioni e il consumo del vino nel mondo antico. Reperti opportunamente selezionati mettono in luce l’origine della viticultura in area asiatica e in Egitto, la sua piena affermazione con relativi significati simbolici, religiosi e culturali nel mondo ellenico, la produzione e diffusione del vino su ampia scala operata dai Romani e, infine, in virtù della felice situazione archeologica delle civiltà vesuviane, il caso particolare dei vigneti di Pompei con tutta la documentazione relativa a coltivazione, vendemmia, conservazione, consumo e commercio. Uno spazio della mostra è dedicato allo straordinario contributo fornito dai Fenici ed Etruschi, che giocarono un ruolo essenziale nella diffusione della coltivazione della vitis vinifera nel Mediterraneo. Infine, aprono il percorso espositivo due pezzi eccezionalmente arrivati da Firenze per l’occasione di questa mostra: la statua della “Vecchia ubriaca”, straordinaria opera d’arte, copia romana di un originale del II secolo a.C. che rappresenta i nocivi effetti del’eccessivo consumo di vino e da Tblisi, in Giorgia, regione che ha veduto in tempi antichissimi lo sviluppo della viticultura, il più antico vaso adoperato dall’uomo per contenere il vino.

Alla diffusione del vino nel mondo greco si lega la fortuna del simposio tipico prodotto della civiltà ellenica, inteso come momento d’incontro favorevole alla conversazione e alla disputa filosofica. Ben prima che Platone, Senofonte e Ateneo di Naucrati ne immortalassero per sempre il valore culturale, Alceo, Anacreonte e Archiloco avevano già composto liriche che dovevano essere recitate in occasioni del genere. Espressione sociale assai importante presso i circoli aristocratici, il simposio andrà sviluppando, nel tempo, un proprio rituale con il relativo arredo composto da letti, basse tavole per i cibi e coppe per il vino che veniva normalmente attinto da un grande recipiente, il cratere, il quale conteneva anche una certa quantità di acqua, al fine di attenuarne l’effetto. A fare da contorno al banchetto e alle discussioni che spesso vertevano su un tema predefinito, vi era un intrattenimento a base di danze, musica e giochi, tra cui il diffusissimo cottabo. La popolarità del simposio nella cultura ellenica trova conferma anche nel’arte, che ne ha immortalato i momenti salienti, facendone uno dei temi prediletti per decorare proprio i contenitori destinati al vino. L’inestricabile intreccio tra il mito di Dioniso e la diffusione della vite e del vino appare nel repertorio decorativo di molti vasi, quando le coppe sono piene e pronte per la libagione, il celebre “mare colore del vino” omerico diventa realtà. L’immagine più emblematica è nella famosissima coppa, dipinta da Exechias nel V secolo a.C. che raffigura al suo interno una nave guidata da Dioniso e dei delfini: intrecciata all’albero maestro un’enorme vite, che con la sua fisionomia rimanda al concetto di forza e alla spirale della coclea. Il solo passeggero dell’imbarcazione è Dioniso con l’immancabile corona di edera sulla testa: sdraiato come sul divano del simposio, galleggia con la sua barca in un mare che ha il colore del vino. Realizzati dai più illustri ceramisti e firmati da artisti rinomati, crateri, brocche e coppe giocano un ruolo essenziale per la buona riuscita del simposio. Insieme alle ceramiche perlopiù provenienti dal museo Archeologico nazionale, sono presenti modelli funzionanti, exhibts interattivi costruiti con rigore filologico e apparati multimediali che contribuiscono ad approfondire la millenaria storia della vite e del vino nonchè la rilevante influenza esercitata sulla cultura degli antichi.

Museo degli Argenti - Palazzo Pitti
20 luglio 2010 - 30 aprile 2011

Topics: