Made in Toscana/ARTICOLO

A Pitti 81 la “Fabbrica Lenta” di Bonotto

Protagonista la cultura del tessuto

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
fabbrica lenta di bonotto
Pitti Uomo presenta a questa edizione un progetto speciale interamente dedicato al tessuto, semilavorato pieno di creatività e materia prima del prodotto moda. Un progetto che vede la collaborazione di Pitti Immagine con Bonotto, azienda tessile tra le più importanti e apprezzate in Italia e nel mondo. La “Fabbrica Lenta” di Bonotto è la prima tappa della serie Italian Handscapes, un programma che avrà dei sequel nelle prossime edizioni di Pitti Uomo e che racconta la grande tradizione italiana artigianale che vive “dentro” l’industria, di cui è anzi l’intelligenza e uno dei motori innovativi. Un progetto grazie al quale la comunità internazionale che si trova ogni sei mesi a Firenze capirà ancor meglio perché il pensare e il fare artigiano sono oggi qualcosa da non perdere, ma soprattutto qualcosa che può creare nuovi valori e nuova bellezza. Non solo per la moda.

“La “Fabbrica Lenta” è un nuovo modello manifatturiero – dice Giovanni Bonotto - che rivaluta la cultura delle mani: si produce di meno ma a regola d'arte.
I nostri Maestri Artigiani tornano a utilizzare le tecniche del dopoguerra dove la mano si vede e fa la differenza. “Fabbrica Lenta” è un manifesto contro la standardizzazione industriale e la produzione in serie a basso costo. Noi italiani abbiamo perso la sfida del costo industriale ma il nostro DNA è l'eccellenza della bottega rinascimentale. E questo è il nostro valore”.
A gennaio, all’interno di una scenografica bottega-atelier collocata al Piano Inferiore del Padiglione Centrale, Bonotto esporrà e racconterà una selezione di tessuti scelti per la loro bellezza e le loro particolarità tecnico-costruttive, alcuni dei quali saranno realizzati in collaborazione con una serie di aziende d’eccellenza della produzione italiana.

Il menu Pitti Uomo prevederà: il vello di montone berbero affumicato al tabacco kentucky del Sigaro Toscano, la spuma ai cinque cachemire di Schneider, la lana merinos ribollita al mirtillo Rigoni di Asiago, la flanella di guanaco follata nell'Amarone Masi, lo chambray in cotone primordiale dello Zimbabwe, l’Harris Tweed tinto al Caffè Illy.
Così Giovanni Bonotto descrive una giornata in "Fabbrica Lenta" : “...gli sbuffi di vapore pipano da enormi pignatte, aggiungo in vasca tre chili di sale e lascio ribollire per un'ora ancora... Nel reparto accanto, intanto, il "maestro oliatore" tende l'orecchio per scoprire qual è l'ingranaggio che marcia fuori tempo. Le navette di legno tessono a ritmo di jazz sincopato. Per il tessitore il suo telaio è un Patek Philippe d' epoca. Per il tintore il suo follone romba come una Rolls-Royce d'antan”.