Con 5 milioni di viaggiatori e 190mila annunci, l'Italia è il terzo paese al mondo presente su Airbnb, la piattaforma dove i privati mettono in affitto le stanze o i salotti dei loro appartamenti o delle seconde case: un modello di sharing economy che da San Francisco ha invaso tutto il mondo e oggi è una community che comprende 2 milioni di offerte di posti letto e 17 milioni di persone che solo quest'estate hanno dormito nelle case di Airbnb.
Un fenomeno che di recente è salito alla ribalta delle cronache e che è stato al centro di un incontro a BTO, dove il country manager italiano Matteo Stifanelli ha parlato di come l'azienda sta lavorando con le pubbliche amministrazioni anche in Toscana per regolamentare il settore. “Ben vengano le regole ma gli obblighi per un host non possono essere gli stessi che ha una struttura professionale come un albergo, altrimenti diventa un divieto” sottolinea Stifanelli.
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Mentre a Milano, dove per Expo mezzo milione di visitatori hanno trovato dove dormire grazie a Airbnb, si è già avviata una partnership con la Regione Lombardia, adesso la piattaforma sta studiando con il Comune di Firenze e la Toscana un modo per far pagare in automatico la tassa di soggiorno attraverso il sito (come già succede a Parigi) e decentralizzare i flussi turistici, così da puntare su un modello che non intasi ulteriormente i centri storici ma permetta di far scoprire ai viaggiatori i piccoli centri e le periferie.
“L'opportunità per il futuro è la decentralizzazione e quindi democratizzazione dell'ospitalità – spiega Stifanelli – creare posti letto là dove non c'è offerta alberghiera, sfruttando le case sfitte che adesso non creano alcun valore.” Un esempio? Civita di Bagnoregio, uno dei borghi più belli d'Italia chiamato “la città che muore” perché quasi disabitato: un paese disabitato ma dalla grande attrattiva turistica, dove si può soggiornare solo grazie ad Airbnb visto che non ci sono hotel né altre strutture.