“L’ho fatto per liberarmi dal peso e dall’angoscia che la sciagura mi ha lasciato, ed è stato liberatorio”. La sciagura raccontata da Antonella Cipriani in “Più lontano dal mare” (edizioni Vertigo) è quella tristemente nota del naufragio della Costa Concordia, che nella notte tra il 12 ed il 13 gennaio 2012 ha cambiato la vita di migliaia di persone, dai passeggeri della nave di Costa Crociere e dell'intera comunità dell'Isola del Giglio. A distanza di oltre tre anni da quella notte, i ricordi di Antonella affiorano continui, tra i ricordi di voci ed occhi dei naufraghi nella confusione di quei momenti, in un libro che verrà presentato venerdì 8 maggio al Nabucco Wine Bar di Firenze (dalle ore 19).
Antonella, perché hai deciso di mettere 'nero su bianco' i ricordi del naufragio?
Scrivere è stata sempre un po’ la mia passione, scrivo da quando ero adolescente, forse anche prima. Quindi per me la scrittura è sempre stata una compagna, un’amica terapeutica. L’ho fatto per liberarmi dal peso e dall’angoscia che la sciagura mi ha lasciato, ed è stato liberatorio. Così è nato questo libro, inizialmente scritto per me, ma che in seguito ho sentito l’esigenza di pubblicare, anche perché tutte le volte che incontravo persone, amici o conoscenti, mi chiedevano: “Cos’è successo? Cosa hai vissuto?”. Sentendo questa curiosità, mi sono detta: perché non pubblicarlo?
Quanto successo in quelle ore sulla Costa Concordia è tuttora oggetto di indagini. Quella che racconti in “Più lontano dal mare” cosa è?
È la mia verità, anche perché ciò che riporto sul libro è una testimonianza, a differenza dei romanzi nei quali domina la fantasia. Fatti e persone sono veri, così come i dialoghi, che a volte possono sembrare inventati, ma in realtà è andato tutto proprio così. Questo libro potrei metterlo in aula di Tribunale, è la storia come l’ho vissuta io personalmente.
Ricordi il momento preciso dell'impatto?
Quando la nave ha urtato lo scoglio, io e mia cognata, con la quale ero in viaggio per partecipare ad uno stage per la professione di parrucchiera, eravamo al ristorante. Eravamo tranquille, avevamo già mangiato l’antipasto, e mentre stavamo cominciando il primo piatto c’è stato l’impatto. La nave ha urtato lo scoglio, c’è stato un blackout e poi un arresto.
Cosa è successo subito dopo l'urto?
Ho avuto la sensazione di un arresto dei motori e di uno scoppio, tipo un’esplosione. Buio assoluto, non so quanti istanti sia durato, poi le luci si sono riaccese ed è stato il caos totale. Quello che prima era ordine, persone al tavolo che mangiavano tranquillamente, un attimo dopo si è trasformato in un inferno.
Come si sono svolte le operazioni di messa in sicurezza?Cosa vi è stato detto di fare dall'equipaggio in quei momenti?
La sicurezza non c’era, io di fronte a questa situazione terrificante ho cercato di giustificare l’accaduto dicendo “probabilmente è solo un blackout”. Mi sono detta “stiamo tranquilli”, anche se la situazione non era affatto tranquilla, perché la gente ha cominciato ad urlare e agitarsi. Ho cercato di tenere un comportamento simile a quello dell’equipaggio, anche se, essendo al ristorante, non c’erano figure di ufficiali della marina. Guardando i camerieri ho visto nei loro occhi e nei loro atteggiamenti la paura, allora ho cominciato a preoccuparmi. La conferma che la situazione era grave l’ho avuta subito dopo al momento della sbandata. Ci siamo incurvati, le cose sui tavoli sono cadute e c’è stato uno sparpagliamento di tutto, le sedie sono cascate, i piatti lo stesso.
In quanto tempo sei riuscita a metterti in salvo dopo l'impatto?
Facendo una sorta di ricostruzione, credo che siamo arrivati intorno all’una/un quarto all’una. Sinceramente non ho guardato l’orologio, però so che è passato molto tempo, anche perché quando io e mia cognata abbiamo preso quella famosa scialuppa che ci ha portate sull’Isola del Giglio la nave era già inclinata a tal punto che il ponte 4 era già al livello della superficie del mare. Quindi non ci siamo salvate con il “primo turno”; nel senso che le prime scialuppe, quando noi siamo arrivate sul ponte dopo l’allarme ufficiale vero e proprio, erano tutte già piene.