I tagli alla cultura, il valore civico delle città storiche, la questione del femminicidio, il ruolo dei migranti nella società: sono questi alcuni dei temi che verranno affrontati nel ciclo di conferenze “Conoscenza è Democrazia. Conversazioni sulla cultura come bene comune”, promosso da Unicoop Firenze e ideato dalla dottoressa Paola Pacetti, che si terrà dal 18 febbraio al 15 aprile a rotazione nei Centri soci Coop di Figline Valdarno/Rignano, Montevarchi e San Giovanni Valdarno.
PROGRAMMA
18 febbraio, Auditorium comunale di Montevarchi, via Marzia 18, ore 17/19, Cultura e Costituzione, con Salvatore Settis.
I tagli alla cultura (scuola, università, ricerca, musica, teatro, musei, tutela del patrimonio culturale) sono stati nell’ultima legislatura i più pesanti, accreditando una versione dei fatti secondo cui si tratterebbe di optional, di spese tutto sommato superflue, perché “con la cultura non si mangia”. La Costituzione della Repubblica dice il contrario: colloca questi temi al centro di quello stesso orizzonte dei diritti che contiene il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto a un ambiente sano. Il contrasto fra la Costituzione vigente e le inadempienze della politica disegna un possibile obiettivo per l’autocoscienza dei cittadini.
4 marzo, sezione soci Coop San Giovanni Valdarno, ore 17/19, Città senza cittadini, con Tomaso Montanari.
Per millenni, la forma dello Stato, la forma dell’etica, la forma della civiltà stessa si è definita e riconosciuta nella forma dei luoghi pubblici: le piazze, le chiese, i palazzi civici italiani sono belli perché sono nati per essere di tutti, per permettere ai cittadini di incontrarsi su un piano di parità. Ed è per questo che l’articolo 9 della nostra Costituzione ha posto sotto la tutela della Repubblica il patrimonio storico e artistico, strumento di formazione della comunità nazionale, ancorata alle cento città d’Italia. Ma, negli ultimi decenni, con la concezione di questo patrimonio come petrolio d’Italia, il valore civico dei monumenti è stato progressivamente negato a favore della loro rendita economica, cioè del loro potenziale turistico: le nostre città storiche vengono trasformate in luna park gestiti da una pletora di avidi usufruttuari e, come in un nuovo feudalesimo, tornano a manifestare i rapporti di forza, soprattutto economici perché da traduzione visiva del bene comune divengono rappresentazione della prepotenza e del disprezzo delle regole. Tutto questo non mette a rischio solo le città di pietra. A essere distrutta è, in primo luogo, la cittadinanza come condizione morale, intellettuale, politica: a Siena, a Venezia, all’Aquila, come a Firenze.
11 marzo, sezione soci Coop di Figline Valdarno /Rignano , ore 17/19, Attualità di Eva e Pandora, con Paola Pacetti.
Fra le molte e gravi emergenze dell’Italia contemporanea nell’età della crisi economica, ve n’è una che presenta dati numerici quasi stabilmente in crescita. Si tratta del femminicidio, ovvero l’omicidio di donne perché sono donne. Nel 2012 in Italia sono stati censiti circa 120 omicidi di donne, dei quali ben oltre la metà compiuti dai loro partner. Di contro, contestualmente, si moltiplicano le esortazioni affinché le donne italiane siano più numerose nella vita politica, come nelle professioni, a livelli più qualificati e dirigenziali, mentre la crisi, ripropone loro, nuovamente, anche il ruolo di angeli della famiglia. Fin qui, seppure schematicamente, si è detto del nostro Presente. Ma il nostro Passato ci può restituire strumenti di riflessione per comprendere meglio le ragioni di questa profonda discriminazione sessista e della perdurante cultura maschilista nell’Italia dell’oggi? Ritornando molto indietro nel tempo, appare interessante ripercorrere insieme quello che è stato definito “il mito centrale della cultura occidentale”: la storia di Adamo ed Eva, come pure quella di Pandora, la prima donna della Grecia antica, quella donna che reca inscritto nel suo stesso nome il richiamo a tutti i doni.
25 marzo, auditorium comunale di Montevarchi, ore 17/19, A chi serve Leonardo?, con Tomaso Montanari.
In Italia, il culto dell’arte del passato e, in particolare di alcuni artisti - Michelangelo, Caravaggio, Leonardo - non è mai stato tanto diffuso come oggi, quando la storia dell’arte è ormai associata al disimpegno e al divertimento, tanto che sui giornali se ne parla soprattutto per pubblicizzare eventi e nell’immaginario collettivo la si ritiene una sorta di via di fuga verso le cose belle per non pensare sempre alla brutta realtà. Ma quale storia dell’arte è stata innalzata sull’altare? E chi raccoglie davvero i frutti di questa venerazione: le masse di fedeli che sciamano nei templi o gli avidi sacerdoti che ne gestiscono i riti? La caccia al tesoro del Leonardo fantasma di Palazzo Vecchio è un esempio illuminante per rispondere a questa domanda: a chi serve Leonardo? A Firenze,nel corso del 2012, il primo cittadino di una delle più importanti città d’arte del nostro Paese ha trivellato uno dei grandi affreschi cinquecenteschi di Giorgio Vasari che ornano la più grande sala civica del palazzo comunale per tentare di trovare un capolavoro perduto di Leonardo, la Battaglia di Anghiari. E lo ha fatto contro ogni evidenza scientifica, calpestando il metodo e la comunità della conoscenza, anche internazionale, aggredendo e denigrando i dissenzienti, mentre nel pubblico veniva diffusa l’idea romantica di ritrovare finalmente l’apice dell’arte di Leonardo. Guardata con spirito critico, la ricerca della perduta Battaglia di Anghiari appare invece: antistorica, velleitaria, pericolosa.
8 aprile, sezione soci Coop San Giovanni Valdarno, ore 17/19, Mediterraneo e migrazioni, con Paola Pacetti.
Oggi, la parola Mediterraneo fa emergere soprattutto l’immagine di un paradiso estivo, perfetto per le vacanze e per accogliere i turisti: acque azzurre, calme e scintillanti sotto il sole, spiagge sovraffollate o più riparate, sport acquatici... Tuttavia, non di rado, questo paradiso viene violato da imbarcazioni molto diverse da quelle dei villeggianti: le carrette del mare, fatiscenti, insicure e sovraccariche di migranti che, clandestinamente, cercano di raggiungere paesi altri, rispetto ai luoghi di origine, per trovare migliori condizioni di vita. Molti raggiungono le mete, non pochi muoiono e le acque del Mediterraneo divengono un grande cimitero liquido. C’è chi sostiene che le migrazioni siano un pericoloso fenomeno del nostro tempo. Ma il passato del Mediterraneo racconta una storia molto diversa della quale sono parte integrante tutte le odissee delle grandi migrazioni dei popoli che hanno raggiunto quest’area, fin dalla preistoria. Migrazioni che si ritrovano costantemente lungo tutti i millenni della sua lunga storia e hanno forgiato gran parte della fisionomia del Mediterraneo e della ricchezza delle sue civiltà.
15 aprile, sezione soci Coop Figline Valdarno/Rignano sull'Arno, ore 17/19 Passato e presente, con Paola Pacetti
Da alcuni anni viviamo in uno stato di crisi economica e sociale, di cui si parla in continuazione, ma in assenza di una reale riflessione sulle sue caratteristiche di fondo. Così, questa crisi - che sembra divenuta permanente - ha contribuito ad accelerare quanto era già in atto dal finire del Novecento, per l’effetto di un’altra crisi, per nulla popolare e poco chiacchierata, quella della cultura e dell’istruzione umanistiche che hanno subito e subiscono continui ridimensionamenti. Una delle conseguenze è che oggi molti, soprattutto giovani, vivono in un Presente estremamente dilatato e come stranieri al Passato, anche quello recente. Mentre le città, i paesaggi, il lavoro, la storia, l’arte hanno potuto essere trasformati, progressivamente, in merci per consumatori e sono state compromesse le capacità dei cittadini di pensare criticamente, superare i localismi, confrontarsi laicamente con le molte diversità.