Gli ebrei deportati dall’Italia e dai territori italiani extrametropolitani furono 8369: tra loro anche 1915 cittadini stranieri, ebrei riparati dall’Est in Italia perché convinto di essere qui più al sicuro. I toscani furono poco meno di 700 – 675 secondo lo storico Colotti, compresi vecchi, donne e bambini, tolte alcune centinaia di vittime non identificate (per lo più ebrei stranieri) – e di tutti loro solo il 10 per cento fece ritorno.
Agli ebrei toscani vanno aggiunti 951 deportati politici nati o arrestati in Toscana e spediti dei campi di concentramento. E poi i 600 mila militari italiani, tra loro anche toscani, catturati dai tedeschi all’indomani di nuovo dell’armistizio dell’8 settembre tra chi (il 98%) non scelse di aderire alla Repubblica di Salò e di cui, in 40 mila, non fecero più ritorno a casa. Un piccolo tassello di tutte le vittime dello sterminio: 6 milioni almeno d’ebrei in tutta Europa, 1 milione e mezzo di dissidenti politici e poi ancora milioni e milioni fra prigionieri di guerra, rom e sinti, malati di mente, omosessuali. In tredici milioni sono morti nei campi di sterminio. Fra tutti un milione e mezzo sono passate da Auschwitz e un milione e mezzo erano i bambini.
La mappa dei lager nazisti in Europa - Cinque giorni, nel 1943, per arrivare ad Auschwitz - Nel 1943 i convogli che portavano ebrei e deportati politici nei campi di sterminio impiegavano mediamente cinque giorni per arrivare da Firenze ad Auschwitz. Più che treni erano carri bestiame. Nel convoglio che partì da Roma il 18 ottobre 1943 c’erano, stipati come animali, almeno 1035 uomini, donne e bambini. Dopo la selezione iniziale fecero il loro ingresso nel campo solo 149 uomin e 47 donne. Tutti gli altri furono subito passati alle camere a gas e dal campo, alla fine, uscirono solo in sedici. Il 9 novembre 1943 un altro convoglio, con 400 persone, partì da Firenze e Bologna: entrano nel campo 13 uomini e 94 donne, ma nessuno ne uscì vivo. E fino al 1944 furono altri quattordici i convogli partiti, solo per citare quelli destinati a portare ebrei italiani nei lager dell’Europa centrale.
Primo Levi, il celebre autore di “Se questo è un uomo” sopravvissuto ad Auschwitz, impiegò quattro giorni nel 1944 per arrivare dal campo di transito a Fossoli, in provincia di Modena, al lager polacco. Con Primo Levi partirono in almeno 650 su quello stesso treno, molti bambini. Era una fredda mattina di fine febbraio ed era già calata la notte quando arrivarono in Polonia. Solo 97 uomini e 29 donne entrarono nel campo: gli altri morirono nelle camere a gas. E appena quindici uomini e 8 donne uscirono vivi dal lager, quando i soldati dell’Armata Rossa abbatterono il 27 gennaio i cancelli di un campo oramai vuoto e quasi deserto.