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Ecco la Bibbia di Marco Polo Mostra internazionale a Prato

Esposizione alle "Volte" della Cattedrale di Santo Stefano: l'inaugurazione questo pomeriggio

/ Redazione
Mar 10 Dicembre, 2013
Bibbia di Marco Polo
Ha una storia antica, oltre 700 anni, e affascinante perché narra i primi rapporti tra l’Europa di Dante e la Cina di Kublai Khan. È la Bibbia di Marco Polo, antico manoscritto del 1235 scritto in latino che alla fine del XIII secolo partì per le terre dell’Impero Celeste e vi rimase più di 400 anni. La custodì una nobile famiglia cinese e poi nel 1685 è stata riportata in Europa, a Firenze, da un gesuita, padre Couplet che la donò a Cosimo III de’ Medici. Poi il testo è rimasto all’interno della biblioteca Laurenziana fino ai giorni nostri. Oggi, dopo un sapiente restauro che ne ha ricostruito l’intero volume pagina per pagina, la Bibbia è stata studiata dalla Fondazione Scienze Religiose Giovanni XXIII, prestigiosa istituzione fondata negli anni ’50 da Giuseppe Dossetti, ed è la protagonista della mostra «La Parola, la Via, i Secoli».  L'esposizione -   promossa dalla Diocesi di Prato, dalla Regione Toscana, dalla Fondazione Scienze Religiose e dalla Biblioteca Laurenziana -   sarà inaugurata  questo pomeriggio a Prato, negli spazi del Museo dell'Opera del Duomo, sotto le Volte della Cattedrale.

Oltre all’opera, già ammirata nei mesi scorsi dal presidente Giorgio Napolitano, la mostra è composta da pannelli che aiutano a inquadrare storicamente le vicende della Bibbia di Marco Polo e da un documentario che ne ripercorre la storia. «I pannelli con la storia del manoscritto e del suo viaggio sono bilingue, in italiano e cinese – spiega Riccardo Saccenti, ricercatore della Fondazione e curatore della mostra - proprio perché l’intenzione è quella di far conoscere alle due culture, quella occidentale e orientale, quali sono stati i primissimi punti di contatto tra loro». La Bibbia di Marco Polo oggi la chiameremmo «tascabile», proprio perché «era uno strumento di evangelizzazione da portarsi dietro in un lungo viaggio di oltre 9000 chilometri», sottolinea Saccenti. Perché viene detta «di Marco Polo»? «La definisce così padre Couplet quando la riporta in Italia. In questo modo il gesuita attesta il manoscritto al periodo della dominazione mongola, nel periodo in cui arrivò la spedizione di Marco Polo e di altri europei», spiega il ricercatore. Quel che è molto probabile è che la Bibbia sia appartenuta a un francescano molto dotto, «sappiamo per certo che i seguaci di San Francesco sono stati tra i primi a evangelizzare nel XIII secolo la Cina». «Le pagine sono segnate da "glosse" - afferma Saccenti - note a margine che dimostrano come il testo sia stato studiato o meditato per poi essere spiegato e predicato».

Poi è stato conservato addirittura per 400 anni da una famiglia cinese, di mandarini, a Zeitun. «Questa lunga custodia dimostra come questa famiglia fosse legata al manoscritto, potrebbe trattarsi di convertiti oppure non escludiamo il caso di una "cineseria all’incontrario"». Cioè? «Come noi occidentali abbiamo in casa oggetti esotici anche in Cina potrebbero aver tenuta cara un’opera di foggia e provenienza occidentale», sostiene lo studioso. «Ci piacerebbe davvero che studenti italiani e cinesi di Prato venissero a visitare la mostra - conclude Saccenti - attraverso di essa avranno l’opportunità di conoscere e approfondire i punti di contatto e le divergenze non solo tra il cristianesimo e l’oriente ma anche tra l’Europa e la Cina».



Orari: da mercoledì a lunedì (tranne il martedì), 10-13, 15-18. Sono previste visite guidate gratuite il 6, 8, 11 e 16 settembre alle 17. L’ingresso è libero. Per informazioni eventi@diocesiprato.it.

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