Cultura/ARTICOLO

Firenze come Kyoto, due città a confronto in cento fotografie

Al Museo di Antropologia fino al 31 luglio 2015 la mostra del fotografo Massimo Pacifico celebra i 50 anni di gemellaggio delle due città

/ Redazione
Gio 4 Giugno, 2015
Turiste, Gion

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E’ un dialogo fotografico, un nuovo ponte gettato tra le antiche capitali di due civiltà parallele ma geograficamente lontanissime: 100 immagini di grande formato che si specchiano due a due per accostare momenti di vita e storia di Firenze e Kyoto, che in questo 2015 celebrano un gemellaggio lungo mezzo secolo fondato sulla cultura e sulla pace.

Si apre al Museo di Antropologia dell’Università di Firenze la mostra Flo•Kyo 1965-2015. Firenze e Kyoto città gemelle dal 5 giugno al 31 luglio, il principale degli eventi ideati per ricordare il patto fraterno progettato sul finire degli anni Cinquanta dal sindaco Giorgio La Pira.

L’esposizione è firmata da Massimo Pacifico, uno dei più noti fotografi - giornalisti italiani autore di grandi reportage in tutto il mondo. La sequenza delle immagini propone somiglianze e differenze sia suggerite dal caso o da intuizioni immediate. I solidi palazzi di pietra e il marmo delle chiese a confronto con la fragilità del legno dei templi. Giovani turiste in kimono che riflettono sculture di Benedetto da Maiano. Selfie e ordinarie macchine fotografiche. Fiaccheri a cavallo da un lato e risciò a trazione umana dall’altro. In sostanza, una sinfonia di canti e controcanti fatti di ordinarie scene di strada, costumi, volti e monumenti colti nei centri storici delle due città, entrambe glorie universali dell’Italia e del Giappone, entrambe patrimonio Unesco dell’umanità.

“Ho camminato molto”, ricorda Pacifico, “seguendo l’istinto e la luce, oltre alle note di colleghi e del grande nipponista Fosco Maraini, convinto che le fotografie si facciano allineando l’occhio e il cuore, come diceva Henri Cartier Bresson, ma anche con scarpe comode. A Firenze la bellezza è ovunque, invade, e frastorna. A Kyoto è invece nascosta, va cercata: dietro le mura, nei boschi, nelle spoglie architetture che ignorano l’arco etrusco, nell’improvviso svettare dei tetti”. Ne è nato un racconto, spiega Di Benedetto, che non ignora le similitudini fra le gemelle, ma che ne mostra anche le rispettive differenze, dovute ai costumi e alla cultura, oltre che alle scelte amministrative, alle profonde diversità fisiche e di carattere proprie di tutti i gemelli eterozigoti.

Info
www.msn.unifi.it
055.2756444

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